Arte e Utopia

 

Quando gli artisti, soprattutto i poeti, si interessano alla politica, se non dicono fesserie, generano utopie. L’utopia è la faccia estetica della politica. Il guaio accade quando qualcuno si mette in testa di realizzarla! Come se dal quadro di una battaglia i personaggi raffigurati scendessero a guerreggiare davvero. D’altra parte, si tratta del pagamento di un debito dall’utopia all’arte, poiché questa, come rappresentazione del bello, è figlia dell’utopia, cioè della ricerca di un assoluto, che il creatore sa irraggiungibile. Infatti, le opere d’arte che noi conosciamo sono un punto di arrivo solo perché l’artista, dopo averle realizzate, le ha dimenticate. Se così non fosse, Leonardo starebbe ancora rifacendo all’infinito la pur insuperabile Gioconda. L’uomo ha bisogno di arte e di utopia, come non può rinunciare al mito e all’illusione. E quando un genio come Machiavelli si permette di dimostrare che in politica occorre far riferimento solo alla verità effettuale, allora sono fulmini e anatemi. L’uomo non sopporta la distruzione del suo giocattolo, con cui finge innocenza. Preferisce ipocritamente condannare Machiavelli. La verità fa male.

Il pensiero che pretende di pensare il nulla non può che ammutolire e così sopravviene il vero silenzio, che è constatazione dell’assente, del nulla che si cerca, per poi scoprire che non c’è e mai ci sarà.

La mente umana può concepire Dio, non l’abisso del nulla ed è questa la sfida che l’ateo perde sempre, perché non vuol pensare a Dio, in cui rifiuta di credere, ma non riesce a cogliere il nulla, in cui vorrebbe credere. Invece di tante inutili prove ontologiche sull’esistenza di Dio, perché non ci danno prove sull’esistenza del nulla? Ci provino!  Parmenide il nulla lo ha ritenuto impossibile.