Disse la volpe alla tigre: «Perché porti un pezzo della tua preda al leone?».
Rispose la tigre: « È la tassa che si paga al re della foresta».
Disse la volpe: «Ma tu potresti essere il re, perché sei più forte del leone».
Rispose la tigre: «Ma, a me sta bene così, perché essere re comporta più oneri che onori. Pago il mio tributo e tutto finisce lì».
Disse la volpe: «E se il re leone si montasse la testa e pretendesse di più a suo arbitrio?».
Disse la tigre: «Allora il re dovrebbe fare i conti con me».
Disse la volpe: «Capisco. Faresti un’insurrezione fiscale».
Disse la tigre: «Chiamala come vuoi, ma è pressappoco così» e così dicendo, la tigre azzannò la volpe e prima di divorarla ne portò una coscia al re.
Disse il re: «Come osi offendermi portandomi una parte così piccola e nemmeno tanto pregiata?».
La tigre non disse nulla. Con un balzo azzannò il leone alla gola e lo ammazzò.
Disse la tigre: «Così muoiano i cattivi consiglieri e i tiranni. Io pago la tassa equa, non gli espropri. La figura di re la lascio a chi è disposto a rappresentare il potere, ma non a personalizzarlo».
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