Tutti, compresi i filosofi che discettano di tutto e i teologi del sopra tutto, passiamo la vita a interrogarci sul perché della morte. Nella liturgia attuale, c’è persino una preghiera che accenna al “perché moriamo”. La domanda è legittima e si completa con l’altra, simmetrica: perché nasciamo? L’inizio e la fine, l’alfa e l’omega, sono i termini del peripatetico domandare, i corni del dilemma. Ma, a ben vedere, il problema vero è un altro: è il perché del durante. La domanda: « perché viviamo? » è quella più scansata e difficile, perché dipende da noi e non, come nascita e morte, dal caso o dalla necessità o dal destino o da una volontà superiore creatrice e distruttrice. Chi sa dare quella risposta, ha già risolto anche il dilemma della morte. Ma chi sono i capaci di una risposta a simile imbarazzante domanda?