Leggo di Maupassant, con anni di ritardo, Boule de suif, con testo a fronte nella pregevole traduzione di Francesca Checchia. Una lingua che ti fa amare la Francia, un racconto che te la fa odiare. Non so se sia una storia vera. Però è almeno verosimile. Il diritto di scelta di una prostituta diventa patriottismo e orgogliosa dignità umana contro la grettezza e l’egoismo di alcuni borghesucci francesi più colpevoli dell’arroganza del tedesco invasore. Si potrebbe dire: la Francia, al di là della sua inflazionata e spocchiosa grandeur, è sempre la stessa. Mentre les enfants de la patrie muoiono e vincono a Valmy, i borghesucci tagliano teste a Parigi tra i lazzi di un popolino da bidonville. La Francia non potrà mai essere ciò che si illude di essere già, perché è nata da un calcolo senza onore: il “Parigi val bene una messa” di Enrico IV. Grandi non si nasce… si diventa!

 

Pietro Bonazza