Si avvicina la Pasqua e per i cristiani si rievoca il mistero della Resurrezione. Le interpretazioni di uno dei punti più problematici della religione cristiana sono state varie nei secoli, perché è difficile spiegare che un Dio, espressione dell’Amore, sacrifichi il proprio Figlio per i peccati degli uomini, cioè per le colpe compiute da altri. I mistici, i semplici, i puri di cuore non hanno bisogno di tante spiegazioni. Gli altri, sì. Ed ecco che i teologi di spiegazioni ne hanno date, perché anche l’intellectus vuole le sue soddisfazioni. La più attuale è la teoria del “prezzo del riscatto” e in sintesi si riassume così: gli uomini commettono malvagità, cioè si comportano da ingiusti, ma per riscattarli dai loro consapevoli errori è necessario il pagamento di un “prezzo” alla giustizia divina, perché Dio non disgiunge l’Amore dalla giustizia, essendo Egli “la Giustizia”. L’asse Amore-Giustizia, diventa un “Uno” e questo processo di reductio ad unum è tutt’altro che facile. Però, non c’è bisogno di tanti voli teologici, per capire che la “Giustizia” è la suprema delle virtù. Lo aveva ben compreso Aristotele che nell’ “Etica nicomachea” (V, 1, 1129 b 30) definisce la giustizia la virtù intera e perfetta. Per crederci bisogna tenersi alla larga dai tribunali! Ma, se anche queste riflessioni fossero inutili, inutile non sarebbe un pensiero molto più semplice, che si spiega in una domanda: perché è morto Salvo D’Acquisto? Perché è morto Cristo?