Un amico del “dialogo” mi scrive in questi giorni una riflessione che è già di per sé un aforisma: « La mente umana è così contorta e tanto più lo è se essa viene eletta come… unica risposta alla ricerca di senso. » La “ricerca di senso”: ecco il problema totale dell’uomo, perché coinvolge la sua essenza e la sua esistenza, quindi il suo tutto. Il “senso” crea, in alcuni uomini, una catena tra essenza ed esistenza, che annulla questa se l’essenza risulta priva di senso. Continua e continuerà a rimbalzare dal cuore dell’antichità il grido di Sileno: «…meglio non essere nati ». Un grido senza senso, perché nell’essenza del satiro manca il senso. Nessuna risposta può venire da alcuna filosofia, da alcuna metafisica, che proprio sulla vana “ricerca di senso” dimostrano i loro limiti. Al meglio finiscono in un panteismo, che non è una risposta, o in misticismo che è rapimento o nel nulla di un naufragio leopardiano (il «… naufragar m’è dolce in questo mare ») estetizzante e contraddittorio, perché la dolcezza del naufragio è subito sconfitta dal pessimismo, che si radica nel cuore dell’uomo. Per i Cristiani, l’unica risposta l’ha data San Paolo interpretando la Resurrezione nella prima lettera ai Corinzi; “senza Resurrezione ogni speranza è vana” e senza speranza ogni senso si perde. È la speranza escatologica l’unica risposta alla ricerca di senso.