Dante: uomo non visse mai più grande. Gli uomini guardano il bene e il male dai bordi dell’abisso, ma per le vertigini devono ritrarsi. Lui, invece, anatomista dell’agire umano, ebbe il coraggio di esplorarlo da poeta, con rigore teologico, vivendo l’esperienza umana pur nell’angoscia del fluire del tempo, che tutto trasforma, anche l’amore indimenticabile per una donna, sublimata ed eletta a faro della coscienza. Così egli vinse la tirannia del tempo e nella Commedia realizzò la dialettica del tempo, il raffronto tra l’eternità dell’Inferno e del Paradiso e la temporalità del Purgatorio. La seconda cantica è la più perfetta rappresentazione del tempo umano, è l’attesa di ciò che ancora deve accadere, anche se l’esito è conosciuto. Non è solo attesa che i granelli della clessidra abbiano finito di scendere, ma è ansia dell’accadere, aspettativa che l’accadimento sia più vicino possibile, non tanto perché cessi la pena, ma perché avvenga il premio. Il Purgatorio è la dimensione dell’uomo, attraverso la dimensione del tempo.
Il Purgatorio: quello è il tempo della vita traslato nell’aldilà.
E non è significativo che il suo nome esteso fosse Durante? Il tempo fatto uomo, un dono di Dio all’umanità.