In Italia non c’è più religione, dice zia Barbarina (c’è ne una anche nelle famiglie single). Che zia Barby abbia ragione? · A Roma fanno i funerali dell’Unità e sono presenti solo i giornalisti in procinto di licenziamento (a proposito: sono anni che se lo aspettano e come mai non hanno trovato per tempo un altro posto? Non hanno voluto loro per eccesso di fidelity o non li hanno voluti gli altri, nonostante per “confezionare” le notizie abbiano dato prove di maestria professionale e anche gli altri giornali siano sempre a caccia di “confezionisti”)? I più amareggiati erano alcuni liberali, un po’ ingenui o finti tali (“onore delle armi”, “venir meno del pluralismo informativo”, “il giornale fondato da Gramsci non deve morire”, “il dolente Corriere ti riserva uno spazio” e via di questo passo). Per forza: loro non dovevano sopportare le perdite fisse e certe dell’Unità. Sai che pacchia avere certezza che il tuo avversario ha una malattia cronica. Ma, se quello guarisce o muore, il tuo divertimento finisce. A meno che certi liberali si autogiustifichino solo per una questione di mera dialettica hegeliana (io esisto, se tu esisti, eccetera); · a Torino fanno i funerali di Stato a Edgardo Sogno, pluridecorato della Resistenza, ma la Repubblica, che pure è fondata sulla Resistenza, ha mandato (forse c’è andato sua sponte) un ministro che la resistenza non l’ha fatta perché all’epoca non aveva l’età, come a dire che, in concreto, la Repubblica si è fatta rappresentare da corone (corone senza rosario!), perché si ritiene possa bastare che una tesoreria pubblica paghi la fattura della ditta di onoranze funebri. O forse gli alti papaveri pensavano che ci andasse Violante? Che Violante sia in grado di ben rappresentare le alte cariche dello Stato e i loro attuali occupanti non vi è dubbio costituzionale. Ma questa volta sarebbe stato un pretendere troppo. Violante avrà forse i tanti difetti che elencano i suoi detrattori, ma un pregio ce l’ha. È uomo tutto d’un pezzo, fedele alle proprie convinzioni, alle proprie radici culturali e al proprio mestiere di magistrato inquisitore (un magister è un concetto che dura tutta la vita, anche quando il quidam è in pensione o cambia mestiere) e in un Paese, che pratica la transumanza al punto da ridurre le autostrade politiche a “tratturi”, sapere che esiste ancora qualcuno coerente con se stesso dà un senso di timorosa sicurezza; · in Puglia prosegue la mattanza delle forze dell’ordine, impegnate a dare la caccia a contrabbandieri-scafisti-mafiosi, ma guai toccare un grilletto. Anche lì, funerali di Stato, sventolii di tricolori abbrunati, corone con dediche (il presidente Tizio, il generale Caio, la Repubblica riconoscente, ecc.), telegrammi parlamentari e presidenziali, porgimenti di condoglianze a madri, vedove e orfani, destinati alla solitudine delle loro lacrime e a pensioni da fame; · sulle strade del sabato sera l’ecatombe di giovani irresponsabili e immaturi, nonostante abbiano già il diritto di voto e lo esercitino, tocca nuovi record a ogni fine settimana. Anche qui i funerali sono indirettamente a spese dello Stato. Infatti, al di là dei dolori che ogni tragedia comporta, ci siamo mai chiesti quanto costa allo Stato portare un uomo all’età di vent’anni? E a quanto ammonta la perdita, economica e sociale, di una vita stroncata sulla soglia della produzione, che poi vuol dire incominciare a restituire allo Stato una minima parte di ciò che ha speso? No! Zia Barby ha torto, perché tutti quei funerali sono religiosi. La religione, in molti casi, è usata per far tacere una cattiva coscienza.