Talvolta, i giudicati producono l’effetto non intenzionale di scoprire nervi sensibili di persone ultrasensibili…a certe cose; così finiscono per diventare dei test o, per dirla con i chimici, “cartine di tornasole”. È accaduto che alla notizia del 17 gennaio 2001 sul pronunciamento dell’ “Autorità per le telecomunicazioni”, che ha dichiarato l’inammissibilità dell’operazione Seat-Tmc, la stampa ha raccolto giudizi di politici, imprenditori più o meno collegati all’operazione bocciata, vip e opinionisti di varia estrazione e “servizio”, pubblicandoli il successivo 18, speriamo fedelmente, per il nostro uso democratico. Nel bene e nel male la catena si chiude sempre sul cittadino: autorità o magistrature emettono un giudizio, i politici giudicano i giudici e, infine, i cittadini hanno il diritto – purtroppo non sempre riconosciuto – di giudicare i giudicanti dei giudici. Forse Shakespeare, invece di dire che “tutto il mondo è teatro” avrebbe dovuto meglio affermare che tutto il mondo è “foro” e per Falstaff forse anche “foro boario”. Fra i giudizi riportati abbiamo letto quello di Antonio Maccanico, ministro delle Riforme Istituzionali, un inaffondabile e inossidabile padre della patria, di cui nessun governo pare riesca a fare a meno, probabilmente perché, essendo nato e vissuto nella “farmacia del potere”, sa tutto di tutto e, se si tratta di telecomunicazioni, anche “più di tutto”, essendosi occupato della materia come ministro di settore in precedenti governi e perciò, a giusta ragione (pater semper certus est), “padre della legge”, in base alla quale l’Autorità giudicante ha “dovuto” affermare che il matrimonio Seta-Tmc “non si può fare”. Si può credere a Maccanico, non tanto perché conosce meglio di chiunque la legge che porta il suo cognome, quanto perché dalle dichiarazioni del presidente, si è capito che l’Autorità avrebbe fatto tutti gli sforzi possibili per dichiarare la fattibilità del matrimonio, peraltro già consumato almeno in borsa. Ma, come ha riconosciuto Maccanico, “la legge è legge”, tant’è che l’amabile ministro ha dichiarato anche “Me l’aspettavo”. Fin qui niente di stupefacente. Come a dire che ognuno ha recitato bene la sua parte (è sempre Shakespeare, che parla e tu vai a contraddire la più grande gloria d’Inghilterra!): Cheli ha giudicato, Colaninno si è arrabbiato, la sinistra è insorta, i tvberlosconiboys hanno esultato, le teste d’uovo hanno pontificato, Maccanico ha allargato le braccia. Stupefacente è ciò che leggiamo sul “Corriere della Sera” del 19, quando ormai i giudizi non si fanno più “a caldo”, e sono necessariamente più meditati. Il ministro pil Tesoro Visco, nonostante tutti gli impegni del suo dicastero, che non riesce nemmeno a sbrogliare la matassa dell’Enel, con cui ha più diretti interessi, è riuscito a occuparsi del provvedimento dell’Autorità con un giudizio sul giudizio, che, se la stampa è fedele, è stato così virgolettato: “Una decisione stravagante”. Ora, tutti sappiamo che “stravagante” in bocca a un politico dal linguaggio colto, ricercato e misurato, è un eufemismo che vuol dire molto di più, ma, in ogni caso, “stravagante” vuol dire letteralmente “extra” “vagante”, cioè che è fuori dal suo perimetro, che è “andato per la tangente”, che ha preso un abbaglio, che ha scambiato lucciole per lanterne e così via. Ma, allora, che ne deduce il cittadino?

· Conflitto tra poteri dello Stato? Domanda improponibile, perché l’Autorità non è un potere e nemmeno un ministro lo è;

· Visco contro Maccanico? Ma no, che dice mai contessa! Tra ministri certe cose nemmeno si pensano!

· Visco, che parla in coro con i Diesse in rivolta? Non crediamo. Visco è un individualista; se canta, preferisce fare il solista;

· Visco contro Cheli? Impossibile!

· Visco amico di Cecchi Gori? Ma vogliamo scherzare? Chi lo conosce il sorridente presidente della Fiorentina, che poi non ha bisogno di amici, avendone da vendere… insieme alle sue televisioni? Niente di tutto questo. Solo il bisogno di giudicare. E il cittadino, che cosa conclude? Non concluda niente. Sarebbe tempo perso, da aggiungere a quello già perso. Sorrida… si puede!