Le vicende dell’attuale governo e dei suoi tecnici (parola per la verità troppo impegnativa per loro!) dal suo insediamento fino alle ore attuali e, data la velocità di consultazione del fulmine di guerra Bersani, forse per tempo futuro, suggeriscono due osservazioni:

a)      la sorte dei nostri marò prigionieri dell’India è affidata a incompetenti senza midollo. Il Ministro degli Esteri, tra l’altro pescato nel corpo diplomatico e, si pensa, esperto di diritto internazionale, si è dimesso a seguito dell’accusa rivolta al governo di averli rispediti in India dopo aver deciso in un primo tempo di trattenerli a giudizio in Italia, perché la decisione sarebbe da imputare al premier. In casi normali sarebbe da apprezzare una tal decisione, ma il Ministro dimentica che, se non fosse stato d’accordo con il capo del governo, avrebbe dovuto dimettersi prima della decisione assunta da altri di rimangiarsi decisioni contrarie rispetto a quelle di pochi giorni addietro. Nessuno ha obbligato il ministro a fare il ministro e la mancanza di una libertà di decisione e di coerenza rendono ridicole accuse a terzi, anche perché Terzi è lui!

b)      Zeus, relegato ai libri di mitologia, esiste ancora in Italia: fa decadere governi, nomina senatori a vita oggi per farli premier domani, incarica personaggi della sua stessa parte politica di esplorare possibilità inesistenti in partenza di formare un nuovo governo, degno di questo nome. E a me, che sono un quidam qualunque, un “uomo della strada” (ma non di marciapiede!) che resta da pensare? Niente. Non c’è niente da pensare. Però, fra i circuiti della mia memoria fanno capolino due  reminescenze scolastiche: la prima è la favola di Esopo, “Le rane che chiesero un re” e Zeus le accontentò una prima e una seconda volta, ma quest’ultima fu loro fatale, come a dire che “al peggio non c’è mai fine”. La seconda memoria mi riporta al poeta Giuseppe Giusti per il suo mirabile scherzo “Il re Travicello”, in particolare la seconda ottava, che riporto per godimento dei lettori

«Calò nel suo regno

con molto fracasso;

le teste di legno

fan sempre del chiasso;

ma subito tacque,

e al sommo dell’acque

rimase un corbello

il Re Travicello

Agli amici lettori l’ardua sentenza: poiché Zeus è sull’alto Colle e non si può né giudicare né confondere da parte di chi, come noi, sta al piano, non resta che domandarsi chi sia il Travicello del presente e chi sarà quello del futuro.