Dante e Ratzinger: la comune speranza escatologica

Nel canto XIV del Paradiso, versi 63-68, Dante esprime una magistrale intuizione teologica della resurrezione della carne:
 –          Tanto mi parver sùbiti e accorti
e l’uno e l’altro coro a dicer «Amme!»,
che ben mostrar disio d’i corpi morti:

–          forse non pur per lor, ma per le mamme,
per li padri e per li altri che fuor cari

anzi che fosser sempiterne fiamme.

Joseph Ratzinger, Papa emerito Benedetto XVI, nelle “Ultime conversazioni”, pag. 29, alla domanda dell’intervistatore Peter Seewald sulla vita eterna e l’aldilà, risponde, dopo aver citato il lato teologico:

«…contemporaneamente c’è il lato del tutto umano, per cui sono contento di rivedere i miei genitori, i miei fratelli, i miei amici insieme e immaginare che sarà bello come un tempo a casa nostra».

Il Papa conferma Dante, che lo ha preceduto di sette secoli. Ratzinger non cita Dante e conferma, per affinità elettiva e autonomamente, il genio del sublime Poeta. Due geni in sintonia: c’è speranza.