Il filosofo Theodore Adorno dice che la memoria è un aspetto dell’intelligenza, ma non è vero. La storia è piena di smemorati geniali come Montaigne. Certo, senza memoria totale si cade nell’imbecillità patologica, ma Adorno non ha comunque considerato che la memoria gioca talvolta strani scherzi anche a chi ne è dotato in invidiabile misura e il più subdolo è di “ricordare senza ricordare”, fenomeno che in molti casi si manifesta attribuendo a se stessi e in modo indistinto: fatti, circostanze, affermazioni e fenomeni, che si sono sedimentati nell’inconscio. Così può capitare che un lottatore, messo sotto da uno più forte ma non ancora vinto, si senta intimare di cedere e gli risponda come Cambronne a Wellington, credendo a una propria originalità, solo perché nella memoria è sedimentata in modo inconscio la battaglia di Waterloo. Capita anche alle menti più illuminate di ricordare a brandelli e la constatazione ci aiuta a capire, con conforto di noi esseri normali, quanto sia ingannevole la presunzione dell’intelligenza umana. Il titolo di prima pagina del “Giornale” del 4.10.2000 riporta tra virgolette una perentoria affermazione attribuita a Prodi, che stando a quel quotidiano, avrebbe affermato, smentendo la sua proverbiale petroniana bonomia: « L’Europa sono io », in indiretta risposta alle interferenze dei capi di governo sulla politica della UE, che, invece, dovrebbe spettare alla Commissione. Ma, leggendo l’articolo, non si rinviene traccia di ciò che sta nel titolo. Riteniamo che quando un giornale riporta una frase tra virgolette significa che fa un riferimento testuale. Sappiamo anche che un giornalista deve sempre rispettare almeno due regole deontologiche:

  • · la verità viene prima di ogni ricerca di effetto e questo vale per qualsiasi gazzetta, fosse anche di partito;
  • · la precisione, come ebbe a dire Benedetto Croce, è un dovere morale.

Se quella frase non è del signor Prodi, come si ha motivo di ritenere, allora è del titolista del giornale ed è a questi che va attribuito lo scherzo di memoria, secondo le strane pieghe dell’inconscio di cui prima si parlava. Si fanno tre ipotesi sul quasi smemorato:

  • · ha creduto veramente nella originalità prodiana della battuta;
  • · si è ricordato, ma dimenticando l’autore, che già Luigi XIV avrebbe detto: « L’Etat c’est moi » (vi sono storici che dubitano sia da attribuire a quel re solare);
  • · vaga nell’inconscio del nostro titolista un cartone animato pubblicitario di Gaspardone, in cui il bevitore di caffè dice alla sua bella: « Miguel son mi ». Comunque sia, non è una figurina, ma una figuraccia.