Dietro ogni parola c’è un senso e il senso è rivelato dalla sua storia, anche se il dinamismo del linguaggio può mutare nel tempo singoli significati. Però, è vero che le parole disancorate dal loro senso originario hanno vita breve, come se la pianta fosse strappata dalle proprie radici o, alla meno peggio, conducono a tautologie o addirittura a errori di logica.
Prendiamo come esempio la parola “patria”, che origina da pater, parola presente con varianti marginali in tutte le lingue europee moderne, perché deriva dal sanscrito pa, “colui che ti procura il pane e ti protegge”. Patria è terra del padre e quindi non può avere padri, che, se no, si confonderebbero con i nonni. E, allora, perché si dice di qualcuno che è un “padre della patria”? Come a Dante, a me nessun “padre della patria” ha mai procurato un pezzo di pane, nemmeno stantio e salato; piuttosto me lo ha tolto. La patria non ha padri, ha solo figli. Tutti noi siamo figli di una patria e i cosiddetti padri sono solo fratelli. Questo spiega anche perché l’Inno nazionale attacca con “Fratelli d’Italia…”. Dio padre, grande ed eterno, guardaci dai “padri”, che ai “fratelli” ci pensiamo noi, magari con i coltelli. Amen.