Lo sceriffo di Nottingham, che studiava ogni mezzo per spremere con odiosi balzelli i cittadini e contro cui lottava Robin Hood, era un dilettante rispetto al Fisco nostrano. Non passa giorno che l’italiano non si senta preso in giro con la promessa incredibile di restituzione di una tassa sul medico pagata nel 1993 e nel contempo apprenda che è presentato in Parlamento un emendamento al ddl collegato alla finanziaria 2000 (cioè quella approvata nel 1999), con cui si attrae all’elusione atti compiuti dal de cuius più di sei mesi prima della morte “senza valide ragioni economiche”. Non c’è niente di più pericoloso di una formula vuota, che non significa nulla e per ciò può significare tutto, cioè tutto quel che vuole l’Amministrazione finanziaria. Infatti, provate a definire una “ragione economica valida”. È impossibile, perché è una formula degna della metafisica, è una tautologia, è un barattolo vuoto, che si può riempire con quel che si vuole. Di questo passo si arriverà a contestare che non c’è una “valida ragione economica” per fare un budget pubblicitario di 100 anziché di 80 o per vendere una merce a 700 anziché a 1000. Non sarà più possibile che un medico faccia una visita gratis, che il tuo vicino di casa ti aiuti a tagliare la siepe accontentadosi di un sorriso della tua signora e così via. L’italiano non ha ancora capito che la libertà è una finzione, se non è accompagnata da aggettivi concreti e adeguati e che alla fine la libertà, ad onta di tutte le ipocrisie sull’etica barattata come surrogato della morale, è innanzi tutto libertà economica. Quando incominciano a toglierti quella, sei già vicino a perdere le altre. Collegare l’elusione all’evento successorio può significare che è vietato morire, il che sarebbe anche auspicabile in alcuni casi. Certo, quando uno non ne può più, pur di fare un dispetto al Ministro delle finanze può essere invogliato a resistere a sorella morte. Ma ci sarebbe un altro modo: morire in santa pace senza denunciarlo all’anagrafe, ciò che risolverebbe anche il problema demografico, perché subito le statistiche darebbero la popolazionemin aumento con gioia di quelli che paventano, non senza valide ragioni, che il numero di teste sia la ricchezza di una economia. A sentire l’INPS, il metodo è già ampiamente collaudato da superstiti di pensionati, che continuano a riscuotere il vitalizio per anni dopo la morte: basta fingere che il quidam sia vivo. Non c’è poi gran differenza tra la vita e la morte: per chi crede nell’aldilà c’è addirittura continuità, per chi non ci crede è solo questione di abituarsi a vivere sotto anziché sopra terra. Si tratta solo di abituarsi a nuovi compagni. D’altra parte i vermi abbondano anche sopra. I Ministri delle finanze non capiscono che la battaglia contro l’elusione è già persa in partenza, perché l’evoluzione finale dell’elusione è un’evasione e l’imposta di successione si aggira in due modi: continuare a vivere, nella speranza di andare ai funerali del ministro, oppure andare in vacanza in un paradiso fiscale, dal quale, se il ministro ti minaccia da lontano, puoi imitare il pernacchio di Eduardo De Filippo. Però, seppur odioso, il retrocedere oltre i sei mesi dalla morte ha una sua ragione: al ministero debbono aver pensato che era il caso di aggiornarsi, visto che il progresso della medicina fa sì che a un diagnosticato di cancro, anziché dare sei mesi di vita come fino a poco tempo fa, si allunga l’agonia di qualche mese in più. Bisognava pure che al Ministero delle finanze si pensasse che gli atti elusivi si possono ora anticipare a più di sei mesi. Se fosse questa la ragione, bisognerebbe proprio invocare lo sceriffo di Nottingham, se non altro per dirgli con tono fantozziano: come è buono lei!