Non sono un profeta: bastano quelli della Bibbia, che, tra l’altro e per fortuna nostra, non si occupavano di economia.
Non sono nemmeno un mago: bastano Otelma & C.
Non sono un astrologo, perché almeno l’economia non è leggibile negli astri.
Osservo solo fatti, tenendo conto che in economia, per stupidità umana, un certo determinismo non manca, nel senso che date certe premesse, intese come cause, verranno certe conseguenze, nel senso di effetti.
Mi pare che questo sia un metodo serio di guardare all’economia reale, lasciando agli economisti di professione, spesso anche consiglieri del principe, elucubrazioni talvolta ingannevoli o astruse.
Pertanto, quando il 28 gennaio 2012, nella categoria “Critica economica”, questo Dialogo pubblicò il mio “schizzo”: “La crisi economica dell’Europa tra verze tedesche e anguille italiane”, la stampa nazionale, sempre così ben informata e pronta a discettare di speculazione finanziaria senza sapere di che si tratta, non accennava a Soros e gregari, sempre in agguato dietro la siepe pronti a sparare colpi di lupara.
Non riesco a dimenticare che questo speculatore, nel 1995 laureato honoris causa dalla dispensatrice Università di Bologna malata di autolesionismo, dopo aver ammazzato la lira con un attacco riuscito nel 1992, è sempre pronto a tutto, con la tecnica del cecchino.
Nel mio citato articolo scrivevo: «L’unica certezza è che le centrali della speculazione internazionale si sono rafforzate e quando avranno disossato l’Italia si butteranno sulla Germania».
Leggo ora sulla stampa di fine luglio che il Soros sta già speculando e altri si preparano a farlo sulla Germania. Quella specie di re della speculazione lo dichiara espressamente, anche se non dovrebbe essere una novità per chi analizza le sue dichiarazioni. In sintesi si capisce che Soros ha comprato titoli italiani a prezzo svalutato, perché lo spread elevato con i bund tedeschi glie l’ha consentito. Ora, se, attaccando la Germania, il finanziere e altri suoi imitatori riuscissero a ridurre il differenziale titoli italiani-titoli tedeschi, le nuove emissioni di titoli italiani (per esempio) potrebbero avvenire a tassi inferiori, innalzando il valore dei titoli già emessi a tassi più alti, con il risultato che Soros, che li ha incettati a prezzo ben sotto 100, realizzerebbe plusvalenze da capogiro finanziario.
Questa volta, diversamente dal 1992, Soros renderebbe un servizio all’Italia e un dispiacere alla Germania. Chissà se l’Università di Bologna, per pareggiare il conto gli revocherebbe la laurea precedente. Data l’intelligenza già dimostrata, non sarebbe improbabile!
Non è certo che il disegno di Soros, per niente interessato alle sorti dell’Euro, ma molto al portafoglio del suo fondo, possa andare in porto, perché dipende molto dalla Bce, che Draghi sta difendendo a spada tratta, e dalle decisioni della Germania. I tedeschi hanno l’arroganza nel loro Dna, ma, al di là delle dichiarazioni dei loro ministri economisti fondamentalisti del marco, non sono autolesionisti al punto da mettere in atto propositi di abbandono dell’Euro, che gli ha reso vantaggi economici enormi e che sono stati dimostrati nel mio articolo “Italia e Germania: dentro o fuori dall’euro sul filo dello spread”, pubblicato in questo sito, stessa categoria, il 21 giugno 2012.
Il guaio principale dell’Euro è l’aver dimenticato che l’Europa unita l’hanno pensata in tre: Adenauer, Schuman e De Gasperi, cioè Germania, Francia e Italia. Gli altri paesi sono cooptazioni non sempre felici e convinte. Pensare l’Ue senza una di queste tre tessere è rinnegare la storia, sarebbe un’involuzione darwiniana.