Questo asterisco, se si trattasse di una gazzetta (ma non lo è), sarebbe il numero zero, che espone il piano editoriale; se di un libro (ma non lo è), sarebbe la prima pagina della prefazione, che afferma l’intenzione dell’autore; se di un brano musicale (ma non lo è) sarebbe il “la” per l’attacco della banda. Invece, è solo l’inizio di un dialogo, esposto in prima persona, lasciando il riflessivo della terza o il plurale agli accademici e ai divulgatori di tesi e dimostrazioni. Kierkegaard constatò: «Nessuno ha il coraggio di dire ‘Io’». Allora, sarò “io” a esporre: il mio “io” empirico, non l’Io metafisico dei filosofi. Perché “dialogo”? Questa pagina digitale non è un salotto da baronessa romana; né un “davanti al caminetto” a mescolare il chiacchierio con lo sfrangiarsi delle fiammelle; né un “chattare” di cybernauti nevrotici. È un dialogo, che non esige scambio di parole, perché nel dia-logo è presente il logos, che i greci inventarono per significare il dinamismo del pensiero e delle idee, prima ancora che la parola, intesa, invece, come veicolo del logos. Ma pensare vuol dire criticare. Allora dialogare comporta un criticare. Ma criticare esige la massima libertà. Niente direttori, niente programmi o proclami, niente sistemi vincolanti, niente tesi, postulati o corrollari come nelle dimostrazioni matematiche. Libertà non vuol dire anarchia, ma espressione svincolata, un’idea che viene come viene, genuina nella sua totale gratuità, un soffio dionisiaco. Per questo motivo, non essendo un tuttologo, ma un nientologo, parlerò di tutto e di niente, secondo ciò che capita, nel tempo ma “fuori del tempo”, come uno che guardi l’orologio senza avere un treno da prendere, ma il minuto da perdere. Per vivere il tempo e conquistarlo, bisogna avere il coraggio di perderlo. Il tempo è il tuo nemico: siedi sulla sponda del fiume e vedrai passarne il cadavere, il tuo se, immedesimandoti nel tempo, sarai stato nemico di te stesso. Sarà un dialogo a una sola pagina, perché girarla non è solo una fatica, ma una inutilità. Le idee valide sono poche, le critiche ancor meno. Ma se anche quelle poche fossero veleno, meglio prendere piccole dosi. La mitridatizzazione è il segreto della sopravvivenza. Buon ascolto.

 

Fonte: E. Bencivegna, «Cartesio, Agostino e il coraggio di dire “Io”» in “Il Sole-24 Ore” 6.12.1992