Ammetto: se dare mille lire al lavavetro sbarcato da un gommone della mafia dauno-albanese o comperare la biro dal negro peripatetico o profondersi in analoghe manifestazioni di umanitarismo a basso prezzo: è carità, allora è una virtù che mi è difficile praticare. Per coerenza con la religione di quei beneficiari, ricordo che “Il Corano” al versetto 28 della “XVII Sura” recita per l’elemosina: « E dà a chi è tuo parente, ciò che gli spetta, come pure al povero e al viaggiatore, però non profondere inutilmente le tue facoltà. ». Mi farebbe sentire lo sceicco, esentasse, che esce di casa con il sacchetto delle monete e le distribuisce al popolo affamato. Ma, se lo Stato ti preleva oltre il 50% dei tuoi sudati guadagni, avrai o no il diritto di pretendere che certi problemi li debba risolvere il creditore sine titulo di quel forzoso prelievo?

Ma voglio essere coerente fino in fondo: non capisco perché quegli italiani, che hanno dimostrato tanta generosità verso il Kosovo, pretendano ora la deduzione delle elargizioni dalle loro tasse e ciò perché:

  • · nessuno ti ordina di fare l’elemosina e, se la fai, sia tua sponte, cioè non “pelosa”;
  • · non esisteva una norma di legge, che riconosceva quella deduzione;
  • · certe carità servono a incentivare l’acquisto di armi e questo fenomeno è noto anche ai gonzi;
  • · la missione Arcobaleno è stata una presa in giro per tutti, ma, essendoci di mezzo l’Italia, ci voleva poco a prevederlo.

Nonostante queste evidenze, per non creare uno scontento popolare, si proporrà nel “collegato fiscale” una modifica con effetto retroattivo, come a dire che almeno in parte le elemosine saranno a carico dell’Erario, cioè anche delle mie tasche. Giusto. “Italiani brava gente”… secondo i russi. O è solo il titolo di un film?