(NB: si veda l’articolo pubblicato, in forma più ridotta per necessità di modulo e con alcune differenze, sul quotidiano “Italia Oggi”, 14 settembre 2012, pag. 5, con titolo La sentenza tedesca e il voto olandese non salvano l’Ue“)

La filmistica delle televisioni commerciali e digitali ha rovesciato sul cervello dei televidioti, tsunami di filmetti polizieschi e fiction processuali, che hanno come leitmotiv la ricerca e la condanna del colpevole. Che un colpevole ci sia sempre e sia da condannare è giusto e ovvio, che quello individuato e condannato da solerti poliziotti e giudici accaniti sia quello vero è altra cosa. Purtroppo, verità e giustizia non sono sempre il sale della società ed è da mettere in conto.
Queste constatazioni rinviano allo scarto (spread) dei titoli dei debiti sovrani rispetto a una base, che per la UE sono i tassi del bund tedeschi, come se questi non fossero carta più o meno straccia degli altri. Ovviamente gli ultimi arrivati (governo Monti) e gli oppositori (sinistre organizzate) danno la colpa agli immediati predecessori, posto che un colpevole deve per forza esistere. Ora che Berlusconi, con le sue esuberanze sessuali e Tremonti con la sua egocentrica “finanza creativa” non siano certo immuni da colpe, è ovvio, ma, semmai, devono riguardare altri processi giudiziari o politici.
In società dove i Pubblici Ministeri sono diventati l’incarnazione della Dike, tanto più in Italia dove ci sono, merito dei film, almeno 40 milioni di PM, non mancano anche accusatori della Germania, colpevole di arroganza e nazionalismo economico; o della Ue, sempre indecisa su tutto; o della Bce che per statuto ha le mani legate; o delle banche speculatrici; o delle società di rating, che sono solo mandatarie di gruppi finanziari ben individuabili; o degli sceicchi dei paesi arabo-petroliferi con i portafogli gonfi di petro ed eurodollari; o della Cina che vuol comprare il mondo a costo di suicidarsi. Per qualcuno c’è la CIA, tanto lì non si sbaglia mai, perché la Cia c’è sempre, come il sale nella minestra.
È un divertissment che porta all’autocastrazione, perché non trovare il vero colpevole è una resa giudiziaria, tanto per stare nella metafora.
Per i benpensanti (sono pochi) colpevoli sono in tanti, non tutti, perché se tutti fossero colpevoli non ci sarebbe nemmeno processo! E il rapporto effetto-causa finirebbe nell’annacquamento totale.
Eppure un colpevole, non da solo ma almeno principale, c’è, che opera nell’ombra, comunque improcessabile e qualche ben informato lo chiama I.S.D.A. (International Swaps and Derivatives Association), una cupola finanziaria con sede a Londra ed estensione tentacolare; una specie di Spectre finanziaria, contro cui il superman 007 non può nulla. Come dice il titolo, è un’associazione di banchieri e operatori finanziari, che detta le regole per le operazioni in derivati e contrattazioni OTC (Over The Counter, cioè contrattazioni fuori dai mercati regolamentati) su titoli tossici e titoli spazzatura. In altri termini: una potenza sovranazionale, che influenza l’economia reale, attraverso speculazioni su tutto quanto può essere speculabile, principalmente: petrolio, materie prime e cereali, in altri termini le commodity.
Se si cerca una spiegazione sul valore dei derivati ormai a 650 mila miliardi di dollari, cioè 14 volte la capitalizzazione di tutte le borse mondiali e 9 volte il Pil mondiale, una risposta potrebbe venire dall’ISDA, se, come tutte le organizzazioni sospette, su questi argomenti non avesse la bocca cucita.
Quando si sentono banche, meno quelle italiane, che lamentano necessità di capitali e chiedono con insistenza interventi dall’esterno (quelle europee dalla BCE) bisognerebbe imporre prima maggior trasparenza nei loro bilanci e una chiara emersione degli scheletri finanziari di cui hanno pieni gli armadi.
L’I.S.D.A., però, non è una organizzazione segreta e allora, se quel tipo di speculazione di cui si occupa è ritenuta deleteria, ci si chiede quali siano i motivi per cui è inattaccabile. Innanzi tutto, gli Stati Uniti dichiarano di voler combattere la speculazione solo a parole, in secondo luogo l’Europa è divisa e non ha la forza né la possibilità di combattere la speculazione organizzata, cosicché tutto finisce in chiacchiere.
Il problema non è solo finanziario o economico; ma riguarda la libertà di tutti, anche dell’uomo della strada, che non sa o non vuole sapere di certi fenomeni, di cui si illude di non essere toccato. Se una finanza incontrollabile riesce a dominare l’economia reale, non si può certo sostenere che il problema non riguardi anche l’uomo comune. Infatti, anche l’uomo comune è un homo oeconomicus, che, se non può fare nulla a livello individuale, può almeno pretendere che la politica faccia la sua parte.