Senatur Bossi, superdiplomato alla scuola per corrispondenza Elettra, è notoriamente un politico istintivo portato a ragionare con la pancia prima che con la testa. Niente di eccezionale, perché è la caratteristica dominante di tutti gli uomini di fiuto e rodomonti, del cui tipo impersona virtù e vizi e tra questi l’insofferenza per quelli che usano la testa.

La Lega ha ritenuto di immedesimarsi nel federalismo, che in Italia ha avuto come massimo interprete, fino a pochi anni fa, il prof. Gianfranco Miglio, che, quasi come un parallelo con Gentile e il fascismo, si lasciò imbarcare dalla Lega. Ma Bossi, insofferente verso gli intellettuali, forse per recondita invidia, prima si vantò di avere nel movimento quarti di nobiltà, poi in realtà lo odiò anche poco cordialmente.

Il prof. Miglio, galantuomo del pensiero e della politica, meritava però un trattamento ben diverso.

Bastano queste affermazioni dello scienziato della politica per apprezzarne la lucidità di pensiero: «…è difficile immaginare che nel XXI secolo il sistema dei pubblici poteri poggerà ancora su istituzioni nate duecento anni prima, all’alba della rivoluzione industriale» e «…tutti i grandi valori politici hanno infatti un’origine aristocratica».

Miglio è morto nel 2001 e la Lega non ha più avuto un pensatore di riferimento e si vede dalle oscillazioni politiche del movimento leghista che, diventato partito di governo, è pronto a ogni tipo di alleanze purché vengano garantiti i propri obiettivi, il che, da certi punti di vista, sarebbe anche legittimo, se non trasparisse una sete di poltrone, tipica dei partiti che la Lega critica. Per non parlare del babbismo, peggiore del nepotismo. Visto che Bossi lancia in politica il figlio “Trota” vien da dubitare che cotanto padre sia in realtà e per causa causae un salmonide