È noto che in Italia vi sono stati parecchi modi per gratificare gregari, che bene avevano servito un partito della lottizzazione: a) inventare cattedre universitarie (ve ne sono alcune curiose come: “storia dei partiti politici”, che, forse, era eufemismo di “tangentologia”); b) inventare primariati ospedalieri (vi fu un momento dominato da un certo ministro della sanità, che agevolò la nomina di primari ospedalieri, poi chiamati “primariotti” dai soliti malevoli); c) inventare posti in RAI e quando questo più non bastò si inventò il segretario del parlamentare, cioè il “portaborse”. L’Università è stata la spugna più assorbente. Ma i guai non finiscono all’infornata e proseguono con il reingresso in politica dell’accademico, barattato come “tecnico”. Oddio, si tratta di vedere qual è il posto dove possa fare il minor danno, ma in mancanza di un cordone sanitario intorno alle cittadelle degli studi, si potrebbe suggerire l’adozione all’ingresso delle università del “bertuello”, classica nassa dei pescatori padani e veneti, che attira il pesce impedendogli poi di uscire. Invece, no! Non è possibile vivere senza professori. Visto che ormai i dottori son “buoni per operatori ecologici” o per “sovrintendenti del traffico”, per fare qualcosa di un po’ più complicato bisogna essere almeno “professori”. Ma poi si vedono i risultati, soprattutto quanto un “professore” si traveste da “profeta con fissazioni”. Il guaio maggiore è quando viene nominato “ministro con portafoglio” e se per “portafoglio” si intendono “finanze” allora si reincarna Saint-Just.