Il gergo giornalistico diventa vieppiù ridicolo, se poi è quello del calcio stimola sentimenti di pietà. Faccio alcuni esempi.

  1. Un citrullo, mediamente di venticinque anni, dà una scarpata a una palla e il calcio diventa una “sciabolata”. Lui prontamente estrae uno specchio dal taschino delle mutande, si guarda con occhio stupito, incredulo. “Sono stato proprio io?” Non sa come ha fatto, ma il cronista lo sa: ha tirato un colpo di sciabola. Manca solo che gridi: “Avanti Savoia” o “All’arrembaggio“! Forse, però, c’è un fondo di involontaria verità: i calciatori sono pirati…nello stipendio.
  2. Un poveraccio (non a soldi), che si credeva l’ “uomo della provvidenza”, viene sollecitato per mesi a “fare un passo indietro“. Alla fine si arrende per non finire all’angolo a mendicare seduto su antenne televisive. Risultato: si ritrova col culo per terra!
  3. Un politico, che non ha una voce flautata e usa parlare schietto e senza banana davanti alla bocca, è invitato ad “abbassare i toni“. Alla fine ci prova e scopre che tutti gli altri aumentano il volume.

Ma perché certi inviti non li rivolgono agli agitatori nelle piazze di Roma? Perché quelli la sciabola la usano davvero!