A costo di far storcere il naso a qualche professore di scienze delle finanze, che non ama le affermazioni poco sottili, voglio riflettere con i nostri lettori su un fenomeno di grossolana concretezza. A meno di sposare e attuare (senza “attuazione ogni matrimonio va in bianco” e persino la Sacra Rota lo annulla!) il programma dello “stato minimo”, secondo teoria e definizione del filosofo Robert Nozick, peraltro irrealizzabile, e a meno di una impensabile maturità politica, perché non porta voti popolari, ogni governo, di qualsiasi colore, ha un concreto programma di spesa, per il quale deve procurarsi pari entrate. Queste, a meno di batter moneta o vomitare titoli del debito pubblico (sono pur sempre imposte, perché con esse si rimborsano) si ottengono per il tramite di un ministero delle finanze (non conta se inglobato o no in un super ministero dell’economia). Una specie di esecutore delle sentenze (suvvia, con tutti gli eufemismi linguistici suggeriti dalla psicologia sociale, non chiamiamolo “boia”), perché quando un governo dice in un Dpef che necessitano 100 di entrate, non è forse una sentenza e non forse una esecuzione realizzarla? L’arte del Ministro delle finanze sta allora non nel procurarne di meno, ma nel dosare i prelievi, in modo che il donatore di organi resti in vita: mezzo litro di sangue, un rene, un pizzico di midollo spinale, un qualche centimetro di pelle, un lobo di fegato ecc. Non muore mica nessuno per così poco! Ma la raffinatezza è massima, se il Ministro delle Finanze sfrutta i vizi del popolo che è numeroso, piuttosto che quelli dei ricchi, che sono pochi. Gli esempi si sprecano:  ai cittadini, inconsapevoli di essere contribuenti piace il lotto? E che ti fa il Ministro? Gli aggiunge l’Enalotto, il Supernalotto, il Gratta e vinci, il Totocalcio, ecc. Popolo… vuoi divertirti al gioco? Paga! Lo farebbe anche con quello delle “tre tavolette”, ampiamente praticato davanti alle stazioni ferroviarie e agli ingressi degli autogrill, ove i tenutari dei banchetti sono clandestini, rapidi a far sparire deschetto e tavolette all’apparir delle divise, che spesso sono in borghese e in un borghese “laissez faire laissez passer” restano;  ai cittadini piace risparmiare e comprare azioni, da rivendere quando sono cresciute di prezzo? E perché non ci piazziamo un bel capital gain? Luigi Einaudi dimostrò che così si tassa il risparmio, già residuo dopo aver tassato il reddito da cui proviene, realizzando una ingiusta duplicazione. Ma chissenefrega di Einaudi? Se ne è fregato per primo suo figlio Giulio, dovremmo aver timore reverenziale noi?  Ai cittadini piacciono i motori? Toh! Ti tasso la benzina tre, quattro volte il suo prezzo e se non sei d’accordo stai a casa o vai a piedi.  Ai cittadini piace l’assicurazione? Perché non metterci su una tassa? Anzi, per timore che ci rinuncino, obblighiamoli ad assicurarsi!  Ai cittadini piace fumare? Tasse su sigarette estere e monopolio per quelle nazionali e poi: “fumate, fumate… in barba ai Veronesi, qualcosa di positivo accadrà!” Infatti, quanto risparmiamo sulle pensioni se tutti si mettono a fumare e crepano di cancro ai polmoni a 50 anni?  Ai maschi piacciono le donne a pagamento? Qui c’è da stramaledire la Merlin, che le ha buttate sul marciapiedi, togliendo allo stato il suo boccone di “pan di mignotta”. Ma non è detto che in un momento di restaurazione…!  Eccetera, eccetera. Faccio un altro esempio. La privatizzazione di un servizio pubblico, prima causa di perdita in mano allo stato, diventa una fonte di lucro per i privati, i quali, in un momento di distrazione dei pubblici poteri (ma quando mai sono attenti!) e sfruttando situazioni contingenti fanno soldi a palate (pensiamo al commercio di chilowattore) e lo stato incassa imposte a palate. Pensiamo che lo Stato abbia interesse a intervenire a tutela dei cittadini consumatori? Nossignori! Lo Stato ha interesse a incassare quelle imposte che non potrebbe imporre ai cittadini consumatori. Abbiamo scherzato, ma alla fin fine nemmeno troppo! Lo stato vive di espedienti e di tangenti sulle porcherie proprie e dei privati! Il fatto è che bisognerebbe dare una ben precisa definizione di Stato, ma per piacere non chiediamola a Norberto Bobbio – il filosofo zio della prima repubblica. È evidente che se lo Stato è un’entità che ha un minimo di etica, certe cose non dovrebbe farle! Se invece è solo una definizione tecnica senza etica, può fare tutto. Ma allora non possiamo pretendere ipocrisia sulla bandiera, l’inno nazionale, il Milite ignoto, i caduti di Redipuglia, il 25 aprile e così via. Se questo è lo Stato – forse sono miope ma non ne vedo un altro – allora lasciamo che quei valori, che secondo Giovanni Gentile dovevano costituire la nazione, formata dallo Stato e non viceversa, restino nel cuore dei cittadini e lo stato etico vada a farsi benedire. Ne abbiamo d’avanzo dello stato come mera entità giuridica.