Istinto e libertà (Instinct and freedom)

  Ritengo e non per sincretismo che il creazionismo non escluda l’evoluzione e, di contro, l’evoluzionismo non escluda il creazionismo. Forse nemmeno Darwin intendeva assumere posizioni estreme e l’antagonismo tra le due ipotesi deriva forse da chi ha voluto costruire due partiti politici contrapposti, mentre il vero problema è il momento da cui inizia la creazione. Dal nulla non può derivare un qualcosa e nell’economia dell’universo (per non dire: il creato) deve pur esistere un momento iniziale, sicché ogni cosa (evento) deve aver avuto un suo inizio e, allora, per semplicità, partiamo dall’ipotesi che un Ente supremo decida di avviare il momento creativo (ma varrebbe anche nell’ipotesi evoluzionista). Non è che prima non esistesse nulla, perché esisteva lui: il Creatore, perfetto nella sua unicità e totalità, che nella sua assoluta libertà decide di avviare un processo creativo (poteva anche essere una cellula fondativa). Prendiamo per comodità la Genesi biblica: il Creatore crea l’universo in cinque giorni (o ere o miliardi di anni non fa differenza) e ordina: “moltiplicatevi”, con un denominatore comune: la sopravvivenza e diffusione delle specie e come motore pone l’”istinto”, che è una negazione assoluta della libertà, un vitalismo alla Schopenhauer: il leone mangia  la gazzella, se no la specie leone si estingue. Il sesto giorno il Creatore decide di creare un essere (supponiamo un homo sapiens con una caratteristica in più: la libertà. L’ipotesi è estremizzante, ma, ripeto con Newton: hypoteses [non] fingo e i creazionisti non possono rivoltarsi proprio perché di ipotesi si tratta, anche se suggestiva. Quindi, se la creazione è stata una scelta di Dio, arrivato il momento dell’homo, volle spingersi oltre, dotandolo di una caratteristica in più: la libertà. Non un  antropoformismo della divinità, ma una divinizzazione dell’homo.

Il problema si sposta allora sull’uso che la creatura ha fatto e fa della libertà, che è diverso e spiega la teologia ebraico-cristiana del rapporto istinto-libertà, in cui la parte causale è rappresenta dalla libertà.

Ma da dove nasce questo dono della libertà?

Ce lo dice Dante nell’ultimo verso della Commedia veramente “divina”:

…l’amor che move il sole e l’altre stelle.

La creazione, comunque sia, è un atto di amore e la libertà è un suo effetto.