Il Cardinal Bagnasco e i cattolici in politica

 
Genova,10 agosto 2012, festa di San Lorenzo nel calendario gregoriano. L’arcivescovo Angelo Bagnasco celebra la Messa e all’omelia parla dei cattolici nella vita politica attiva. È evidente che, dati il tema e i toni, il suo intervento è da Presidente della CEI. Espone un concetto  che, pur ponendoci in una visuale agnostica come deve essere quella del giornalista oggettivo e distaccato, non può non essere condiviso, perché i cattolici, come del resto tutti i buoni cittadini, devono interessarsi di politica, anzi agire nella politica. Peraltro e forse non era nelle intenzioni dell’arcivescovo, il messaggio è radicato nella cultura greca del V secolo a.C., nella polis, che impegna il cittadino nella partecipazione alle sorti della città, pur da visuali diverse, concetto che è il substrato della democrazia. E, dunque, può un cattolico vivere avulso dalla realtà sociale che lo circonda? Secondo il Presidente della CEI e non solo per lui, evidentemente no, però si tratta di stabilire il “come”. Bagnasco è uomo di Chiesa, ma non è un fondamentalista e il suo intervento, come altri, è calibrato e prudente, ma è implicito che il suo invito è per un retto agire, convinto, leale e onesto, non dalla scelta di dichiararsi cattolici a parole, secondo il vento che tira, per approfittarne a fini elettorali. È noto che gli italiani sono maestri di tartufismo, purtroppo talvolta anche dentro le mura leonine.
Però, dopo aver concordato con il cardinal Bagnasco, c’è nell’omelia una parola che desta perplessità. Auspica l’alto prelato, in politica «… i cattolici siano sempre più numerosi e ben formati». Ora, se analizziamo la frase possiamo porci due domande: a) che vuol dire “politici sempre più numerosi”? L’intelligenza del cardinale non consente di interpretare la frase come un auspicio a fondare un partito cattolico, che sarebbe una dannosa limitazione per tale ipotetico partito e, dati i fallimenti, che la storia anche recente ha messo in evidenza; b) che l’auspicio della numerosità sia logica conseguenza del desiderio della Chiesa di veder difesi valori cristiani e civili, vilipesi dal relativismo e dal secolarismo crescenti, è condivisibile, ma il dubbio è sulla locuzione “ben formati”. Che intende il Cardinale? Dalle note virgolettate della stampa non si capisce. Può essere che Bagnasco intendesse che:
a)      I cattolici che si occupano di politica devono essere “ben formati” e fermi sui principi della morale cattolica (in contrasto con la crescente arroganza dei gay, la deriva dei valori della famiglia, la resistenza contro lo strisciante materialismo che anima la società del danaro, ecc.). E chi vorrebbe il contrario!?
b)     i cattolici, che fanno politica, devono essere ben istruiti sulla dialettica politica e amministrativa e sulle modalità di esercizio della stessa. Significa, in altre parole, frequentare corsi, scuole, ecc. Ma chi li organizza? Non certo gli oratòri, che già non riescono a catalizzare l’attenzione dei giovani appassionati di pallone. Quindi, un partito politico.
Se quest’ultimo è il significato della locuzione, allora possiamo esprimere opinioni del tipo:

  • Ipotizzare un partito che addestri alla politica, significa contraddire la realtà attuale: i cattolici non debbano intrupparsi nello stesso partito, ma essere linfa vitale anche in altri. Come a dire: convergenza sui fini e non sui mezzi;
  • se un partito si assume il compito di fare scuola, finirà per fare “scuola di partito”, nell’ovvio scopo di creare una classe dirigente “particolare”, destinata alla perpetuazione, alla creazione della “professione del politico”, che è il guaio della nostra epoca: una violazione del fondamento della democrazia, che deve avere come presupposto l’alternanza e la brevità, non il radicamento usque ad mortem, come accade in Italia. Per amministrare la cosa pubblica, e questo è il compito della politica, non servono scuole particolari, ma la probità e l’intelligenza del comune cittadino, che attingendo alla sua diretta esperienza può portare nella politica le istanze degli altri cittadini e non dei partiti, resi moloch dalla loro stessa struttura, che prima o poi diventa sovrastruttura. Ma non voglio pensare che questa fosse l’intenzione del Cardinal Bagnasco: farei torto alla sua intelligenza.