Il dramma più profondo dell’individualismo – di cui non si può nemmeno far colpa all’individualista, uomo chiuso in difesa contro l’arroganza dei poteri politici e delle istituzioni, erette a moloc contro il soggetto – è che ognuno finisce per rappresentare solo se stesso. L’effetto, drammatico per la democrazia, è una riduzione del senso di rappresentatività tra uomo e istituzioni politiche e giuridiche, tra consumatore e produttore, tra lavoratore e impresa, tra fedeli e gerarchie religiose, tra cittadino e stato, tra simpatizzanti e partiti. Il fenomeno potrebbe iscriversi nella specie “secolarizzazione”. Marx oggi scriverebbe “alienazione dalla rappresentatività”. Non è forse questo il significato delle tangentopoli italiane, ma anche francesi e tedesche, del collegato crollo dei partiti politici e dei carrierismi politici e giudiziari, che sono fioriti su quelle macerie? È cambiata la vita. Quindi è cambiata l’economia. Soprattutto è cambiata la democrazia. Forse è maturo il tempo per sostituire la parola con “demarchia”, come proponeva già von Hayek, che però pensava in termini meno pessimistici, perché gli anni dopo la sua morte hanno solo peggiorato le cose.