Dante e Beatrice: un amore totalizzante

 Fabiola Giancotti, una ricercatrice – ma io preferisco definirla un’analista culturale – del “Club di Milano (www.ilclubdimilano.org), ha pubblicato il saggio “Dov’è Beatrice?”, in cui affronta, in termini innovativi la relazione Dante-Beatrice, che non è, o non solo, un collegamento uomo-donna, che scivolerebbe inevitabilmente nel femminismo, né la relazione tra un poeta e la sua Musa, che si esaurirebbe in fatto estetico, ma un fenomeno molto complesso, una matassa aggrovigliata che Giancotti dipana con l’acribia dell’analista applicato alla catena: Vita Nova, Convivio e  Divina Commedia.

Il titolo del saggio (ma non si dimentichi il sottotitolo: La questione donna e la questione fmminile nell’opera e nella Commedia di Dante) è una domanda a cui io do una mia interpretazione: Beatrice non è un’invenzione poetica o un simbolo, ma una donna reale amata senza ricambio, un sogno reso impossibile dal contesto dei rapporti sociali della Firenze del tempo. Beatrice è nella mente e ancor prima nel cuore di Dante, senza conflitti con la moglie Gemma Donati con cui formerà una famiglia. Gemma è la donna della quotidianità, che alcuni anni dopo la morte di Beatrice concepì almeno due figli di Dante: Pietro e Antonia, poi suor Beatrice: guarda caso! Gemma, per l’intuito femminile, che difficilmente sbaglia in tema di sentimenti, Manetto Portinari per amicizia e almeno la cerchia dei conoscenti non potevano ignorare la realtà di un sentimento perdurante oltre la morte. L’austera Beatrice, non è un’invenzione poetica o un artificioso pretesto, è stata e continua a essere reale, solo che è inaccessibile e, allora, non resta che spiritualizzarla.

Dov’è Beatrice? Ma prima ancora: chi è Beatrice? È un percorso, che va dal cuore alla mente e viceversa.

ll Poeta costruisce, facilitato dalla sua stessa natura, un rapporto biunivoco di andata e ritorno. Non posso fare a meno di considerare che Dante incomincia a scrivere la Commedia più di dieci anni dopo la morte di Beatrice, ma l’amore per quella donna non si è placato nemmeno sul piano umano e sfugge a ogni sclerotizzazione della memoria per farsi pensiero presente. Giancotti mette in particolare evidenza gli schermi di altre donna, quasi a sviare, nell’intento del Poeta, l’attenzione sulla figura di Beatrice, che è la scena fissa del suo dramma personale. Pudore dei sentimenti, rispetto per l’amata, schermo contro i pettegolezzi, facili in una città di trentamila abitanti litigiosi e non scevri da innata cattiveria. Dante è incapace di stalking anche solo immaginato: troppo onesto con se stesso e gli altri e, nonostante in Firenze non si poteva non sapere che,  dietro gli schermi, si celava la figlia di Folco Portinari, sorella di Manetto intimo amico del Poeta, nonché ammogliata al gretto e grezzo Simone de’ Bardi.

Non si capisce il sentimento vero di Dante per Beatrice se non si considera il V Canto dell’Inferno, in cui Francesca da Rimini descrive il suo amore appassionato e colpevole per Paolo. La simpatia velata di tenera comprensione con cui Dante considera il peccato di Francesca consente di considerarla una figura schermo che stimola nel Poeta un rimando indiretto alla parte umana del suo sentimento per Beatrice. Ecco perché Dante è in grado di amare Beatrice anche oltre la morte; perché l’amore è grande sempre e totalizzante anche quando è spiritualizzato.

L’analisi di Giancotti scava dietro le pieghe dei versi della Vita Nova e della Commedia e mette in luce una visione della donna ben diversa dalla considerazione in cui era tenuta nel suo tempo  e diversa persino dal senso apparente di certe correnti avanzate di pensiero. Se si leggono i pur ispirati versi di Guinizzelli e di Cino da Pistoia, si nota la superiore visione che Dante ha dell’amore: è questa che gli consente di farsi perdonare da Gemma, semmai ce ne fosse stata necessità, la sua sovrapposizione.

Giancotti non indulge a sentimentalismi, pur facili, direi quasi istintivi e giustificabili, ma resta sul piano dell’oggettività, come deve essere caratteristica di chi fa analisi critica di un testo. Non propone prospettive femministiche, anche se Dante è oltre il concetto dominante del suo tempo. Lascia parlare il Poeta, artiere di una parola che lui stesso genera proponendo una koinè, che è l’unico cemento di un’Italia dissociata del suo e del nostro tempo.

Dov’è Beatrice? Si può discettare all’infinito, ma Giancotti lo sa in tutta semplicità: è nel cuore di Dante, il suo cantore che l’ha resa immortale.

Consiglio la lettura del saggio, che arricchisce sul piano culturale, ma soprattutto aiuta a svelare le pieghe recondite dell’animo umano.  

 Link per l’acquisto del libro:

 https://www.bookrepublic.it/book/9788897618126-dove-beatrice-la-questione-donna-e-la-questione-femminile-nellopera-e-nella-commedia-di-dante/