I Papi dell’Umanesimo e del Rinascimento sono ancora famosi per aver praticato senza ritegno la politica del nepotismo. In un’epoca in cui il veleno non faceva distinzioni di colori di tonaca o di giustacuore di principi e monarchi, i Papi avevano a loro giustificazione il fine di proteggersi attorniandosi di familiari fedeli invece che di consiglieri pronti a tutto pur di conquistare potere personale. La stessa preferenza per le guardie svizzere, di sicura fedeltà, rispetto a poco affidabili scudieri di nazionalità italiana, suona conferma della politica di sicurezza personale. Come a dire: parenti in casa e guardiaspalle fedeli fuori della porta.

L’outgoing premier Prodi, che è non solo professore di economia di nebbia emiliana, ma anche fine conoscitore di storia della Chiesa, ha dimostrato in pochi mesi di malgoverno di saper bene applicare la politica del nepotismo e ha imbarcato nei gangli vitali della vita del paese costosi supporter e amici di ogni risma ed estrazione.

Il tempo, che qualche volta è galantuomo, sembra averlo punito, ma solo sul piano politico e morale, perché vale sempre la regola della canzonetta napoletana: « chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto ».

Un minimo di saggezza politica avrebbe dovuto suggerirgli di non esagerare e soprattutto di sapersi togliere di torno ministri della diseconomia brucia consensi come quel duo Paschivis, che ha fatto della legge finanziaria 2008 un rebus inestricabile.

È noto che la fantasia è una insostituibile ciambella di salvataggio per la sopravvivenza dell’uomo normale, ma, quando diventa perversione, è come una camera d’aria bucata…si salvi chi può!

La foga di rapina fiscale si è trasformata in allettamenti da vecchia sirena nell’art. 1, commi 34 e 48, che prevede la possibilità di sdoganare riserve indisponibili e di allineare valori fiscali e civili, “inquinati” (così si usa dire) da ammortamenti fiscali anticipati.

L’allettamento sta nelle aliquota delle imposte sostitutive, che, a prima vista, sembrano più favorevoli per il contribuente rispetto all’aliquota ordinaria.

Non mancheranno adesioni da parte dei contribuenti, che non sanno imitare Ulisse legato all’albero maestro o che sono in procinto di cedere un bene carico di plusvalenza, ma la massa dei contribuenti farebbe bene a farsi mettere la cera nelle orecchie.

Infatti, non si può trascurare una importante considerazione contro il sostenimento, in genere, di entrambe le imposte e riguarda la constatazione che la pressione fiscale delle imprese è in netta crescita, con abolizione persino di quelle che potevano essere intese un riconoscimento della realtà economica e non mere agevolazioni fiscali, come gli ammortamenti anticipati del primo triennio. Se si riduce la redditività delle imprese, ne risente anche l’autofinanziamento e, quindi, la probabilità di distribuire riserve diventa più remota. Quanto poi all’imposta sull’allineamento del valore dei beni, la convenienza astratta deve fare i conti con gli equilibri finanziari delle società, per cui, aggiungere alla crescente pressione fiscale anche imposte straordinarie può diventare improponibile sul piano pratico e, quindi, sconsigliabile il sostenimento dell’imposta sostitutiva.

Gli imprenditori non sono certo cavalieri senza macchia e senza paura, ma allineamento e sdoganamento non sono un condono fiscale, sempre tanto auspicato e benedetto da qualsiasi governo venga, e, pertanto, nei momenti di difficoltà, in cui predomina la politica di limatura dei costi, spendere il minimo possibile diventa una regola di prudenza, se non di saggezza. Si possono fare anche calcoli sofisticati, immettendo in una processo di attualizzazione dati incerti come il tempo e il tasso di sconto, e constatare che le sirene hanno cantato un coro di allettamento matematicamente valido (per esempio: il tasso del 12% rispetto al 27,5%) oggi, ma l’ordinamento tributario italiano è talmente imperscrutabile e incerto, che al dilemma: se sia meglio un uovo oggi o una gallina domani, è più saggio contrapporre, parafrasandolo, il detto di Pier Capponi: “Voi suonate e le vostre trombe e noi ci teniamo i nostri soldi”.

Quanto meno, aspettiamo che il team del ciclista Prodi faccia ritorno alle rispettive magioni, senza rimpianti e con biglietto di viaggio semplice.

 

Pietro Bonazza