Là sull’orizzonte del “deserto dei tartari” apparve una microscopica figura, che pareva un guerriero in marcia di avvicinamento verso le mura del forte. A mano a mano che il tempo passava, la figura ingigantiva e sotto le mura era diventata un titano. Il comandante del forte schierò tutti gli uomini sugli spalti, armati e pronti a sparare. Ma il titano si arrestò. Osservò i difensori impietriti e forse titubanti a premere il grilletto.
«Che fate lì?» domandò.
«Ti sbarriamo la strada» rispose il comandante.
«Ma io non sono venuto a conquistare» disse il titano.
«Non ha importanza. Io ho ricevuto un ordine. Devo eseguirlo» rispose il comandante.
«E tu ordineresti di sparare a un indifeso?».
«Non ho alternative. Sono un comandante comandato».
«Io, invece, non ho comandanti. Io sono la libertà: uccideresti la libertà?»
«Se è vero che sei la libertà, allora sei libero di tornare indietro. Perché non lo fai e ci liberi da un comando spiacevole?».
«Perché la libertà avanza e mai arretra».
Il comandante abbassò la sciabola. Una scarica partì. Il titano crollò a terra. Il comandante si precipitò fuori dal forte. Ai piedi delle mura giaceva un guerriero nano senz’armi e senza vita. La libertà era mo
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