Si fa gran parlare in questi giorni della cessione dei canali televisivi del dott. Cecchi Gori da Firenze: cinematografaro per eredità, superpresidente di società calcistica, padrone di antenne, indefesso senatore per necessità ed ex marito di non ricordo quale ingenua e ossigenata fanciulla. I menage matrimoniali del mio vicino di casa non mi interessano, potete immaginare quelli di un senatore popolare (del partito, perché lui, fuor dei campi di calcio di Fiorenza, molto popolare non è). Però, seppur non si possa prestare fede incondizionata a quel che si dice intorno alla necessità in cui si troverebbe il Gori di cedere il suo impero televisivo per tappare buchi finanziari (non credo lo farebbe per regalare il ricavato a beneficio della “Fiorentina calcio”), attirano l’attenzione tre fatti, che un loro significato finiscono per averlo: · il nostro ha sempre avuto un chiodo fisso: imitare in tutto il Berlusconi da Arcore. Stessa attività (furono anche soci), stessa passione per la pelota, stessa dedizione alla politica, ecc. Un’eccezione importante: non frequentano gli stessi Tribunali. Boh! Sarà questione di competenza dei fori. Ma qui, caro Cecchino, bisogna stare attenti. Te l’avrà pur detto anche papà: non devi applicare al Cavaliere il suggerimento della Chiesa di praticare la “imitazione dei Santi”, anche perché quello, per quanto studi, ancora santo non è! · sulla cessione delle reti di Telemontecarlo (il Principato della roulette non c’entra per niente, perché Ranieri si occupa di bische sicure, non di tele incerte) si sta muovendo tutta la maggioranza parlamentare di sinistra, compreso il ministro Cardinale (anche il centro c’entra, perché Dini, ministro dell’estero vagabondo, è pur sempre un conterraneo). Il cardinalministro (in questo caso faccio una gran fatica a ricollegarmi a Richelieu) ha persino detto che se a comprare le antenne è Telecom, che per legge non può, si può cambiare la legge, che è sempre meglio di applicare l’aurea legge di Giolitti: “la legge si applica per i nemici, si interpreta per gli amici”. Ha ragione, suvvia! Come si fa a imitare quel furbastro di un Giolitti? Non è più limpido cambiare una legge? Ma, poi: “una” legge… non tutte le leggi. Quando si ha una larghissima maggioranza a disposizione si può fare. Perché no! · non è improbabile che la ragazza ingenua sia diventata ex moglie dopo aver fatto analizzare i conti da un commercialista di provincia (non c’è bisogno di essere Mediobanca o uno dei tanti disinteressati advisor, che calcano il palcoscenico del teatro Italia). Non è improbabile che abbia pensato: se è proprio il mio amarissimo destino andarmene dal tetto uxorio, tanto vale che lo faccia quando il fienile non è ancora vuoto. Dopo tutto questo, mi ricordo che il Gori ha una caratteristica, che mi rinvia a un romanzo di Victor Hugo: ride sempre. Per il resto, se chiudo gli occhi e accosto la sua immagine a quella di Veltroni, mi accorgo che sono somigliantissime, salvo la permanenza del sorriso, che, poi, è un fatto marginale. Provate: non è un gran divertimento, ma vi apre gli occhi… forse perché diventa troppo fastidioso tenerli chiusi. Che c’entri la politica? Sì e no! C’entrano le banche, che poi, nel caso, visto che il Cecchi è un politico e a capo di certe banche continuano a starci i politici, è più sì che no. Ma io una spiegazione del perché ride sempre ce l’ho, anzi ce l’ha Keynes, tanto caro ai centrosinistri di tutto il mondo accoppiati e, quindi, anche al Nostro. Disse il profeta inglese dello sperpero pubblico: se devi una sterlina a una banca, il problema è tuo, se ne devi mille, il problema è della banca. Ecco, perché Cecchi Gori ride sempre: non è un problema suo. E il banchiere? I banchieri in verità non piangono mai: ti indicano con l’indice puntato la via della borsa. Lì, con la benedizione del solito advisor, puoi rimettere in sesto i conti e saldare i crediti incagliati delle banche, facendo una scorpacciata sulla pelle degli speculatori “fai da te”, che, guarda caso, usano proprio le linee di Telecom. Il mondo è un cerchio e, come direbbe il grande Laffite, la finanza ha la meningite e la televisione gli orecchioni (questo lo dico io, perché all’epoca di Laffitte, la grande mentitrice non l’avevano ancora inventata).