Seguito della figurina ” La destra non sappia ciò che fa la sinistra” del 14 marzo 2001 Indro Montanelli è una metafora vivente. Già lo è sul piano antropologico e anatomico, con quegli occhietti rotondi, acquosi e allucinati, persi nel vuoto della storia e nella pesca di una scarpa nello stagno della memoria. Osservate quanti giornalisti di destra e di sinistra aprono i loro pezzi appellandolo “maestro”, poi, magari scrivono tesi contrarie. Servilismo? Può essere. Quanti servi dicono al signore “Padrone” e poi gli fanno le corna dietro la schiena! Ricerca di antitesi dialettica? È facile, se si segue il giudizio antico che è la grandezza dei nostri avversari a renderci grandi. E, allora, citare Montanelli, può dare lustro; dà la sensazione di appartenere alla categoria. Parlare del re fa pensare di conviverci a corte. E questo è niente! Pur augurandogli, io, eterna vita (inutilmente perché dubito che creda nell’eternità), mi immagino le agiografie dei suoi colleghi alla notizia della morte, anzi già scritte da tempo, perché, con quel senso dell’organizzazione, che solo i giornalisti hanno, i “coccodrilli” sono già pronti nei computer, per non farsi cogliere impreparati all’ultima ora (la sua). E chi meglio di lui, il “maestro”, può saperlo? Tutti diranno che la sua più raffinata facoltà medianica e mediatica erano i consigli elettorali. È vero! Una sua specialità, anche se culinariamente parlando non a tutti piace il pitone marinato con pâté di locuste. Ne ha dato prova convincente nella campagna elettorale per le elezioni del 13 maggio 2001, pur non riuscendo(i capolavori sono sempre assoluti e unici) a superarsi rispetto alla più famosa ricetta: «Votare DC turandosi il naso », che consigliò per le elezioni politiche del 1976 con il sussiego di un maître oberato da un berretto a fungo più alto e pendulo della Torre di Pisa. E pensare che ho sempre ritenuto che si fa assuefazione agli odori. Ma forse è vero a contrariis anche per Montanelli: non fai assuefazione, se continui a cambiare odore!