Nella “Storia dell’eternità” Jorge Luis Borges, l’impareggiabile poeta e affabulatore della letteratura, rovesciando Plotino parla delle oscurità inerenti al tempo e tra esse l’impedimento a precisare la sua direzione, nonostante la credenza comune ritenga che il tempo fluisca dal passato verso il futuro. Ma, ci ricorda i versi di Miguel de Unamuno:

 

Notturno il fiume delle ore scorre

dalla sua fonte che è il domani

eterno…

 

Per Borges sono due credenze ugualmente verosimili e ugualmente inverificabili.

Franz Rosenzweigh, nella “Stella della redenzione”(Ediz. Marietti, 1985,pag. 49), trattando delle forme logiche, spiega: “…Esse sono l’immoto, l’ “eterno ieri”, l’”universale”, che perciò non è ancora, come l’iroso ribelle vorrebbe, ciò che è “del tutto ordinario”, ciò che egli peraltro caratterizzava correttamente chiamandolo “ciò che sempre fu e sempre ritorna e domani sarà valido perché è stato valido oggi””. Quella di Rosenzweigh è una frase piuttosto oscura, soprattutto se si ricorda che il filosofo tedesco pratica una filosofia della trascendenza e del futuro, ma, poiché non è filosofo dell’eterno ritorno, si può interpretare che intenda comunque una direzione del tempo dal passato al futuro: un fluire diacronico.

A ben riflettere non c’è differenza tra il “domani eterno” di Unamuno e l’ “eterno ieri” di  Rosenzweigh, perché il denominatore comune è l’eterno, in cui si confondono e si consumano il passato e il futuro.