In una trasmissione televisiva del 25.2.2007 ho sentito dire che Il Deserto dei Tartari è la rappresentazione del “tempo dilatato”. Ma non ritengo di condividere: Il Deserto dei Tartari è l’allegoria dell’attesa e non del tempo dilatato. Non è l’attesa che dilata il tempo; è il tempo che dilata l’attesa. Infatti, se dopo l’attesa si verifica l’evento, il tempo è passato egualmente. L’attesa non cambia il tempo, ma l’intensità dell’accadimento…se sopravviene.

Il Deserto dei Tartari è l’angoscia dell’attesa ed è un racconto autobiografico; è Buzzati che rappresenta se stesso, le proprie ansie, le proprie paure, ma il lettore non se ne accorge e questa è l’arte di Buzzati: rendere impersonale il proprio stato psicologico, spirituale, affinché ogni lettore, ma direi ogni uomo, possa vedere la rappresentazione di se stesso.

Pietro Bonazza