Si dice che re Mida fosse succube di una maledizione: tutto ciò che toccava diventava oro. Mutatis mutandi, accade qualcosa del genere anche a Roma: tutti quelli che ci vanno finiscono per romanizzarsi. Vi sono arrivisti di ogni risma e anche altri di notoria frugalità, che partono con le migliori intenzioni: onestà, rigore, distacco dalla mondanità, volontà di agire solo nell’interesse del popolo, presto sono fagocitati nel mondo dei gattopardi, che a Roma hanno la loro savana. Non è il venticello Ponentino, non le trattorie di Trastevere, non i salotti dei parvenu e del generone, riservati a bande di debosciati nullafacenti e incapaci persino di trame; no!: è il potere e il denaro che sta davanti e dietro. Catone, che si rivolta nella tomba, requiescat, perché ogni reprimenda è inutile e ubi aerarium ibi corruptio.

Vi sono anche eccezioni, ma la loro vita politica è destinata a breve durata, perché l’onestà paga solo se stessa e solo il vero Cincinnato ritorna a coltivare l’orto di casa.

Anche i grilli sono cambiati: non stridono più alla luna, ma alla cadrega.