Anno 2000, quattrocentesimo anniversario della morte cruenta di Giordano Bruno. È stata l’occasione di excusationes non petitae da parte di rappresentanti della Chiesa cattolica e di esaltazioni del lascito del suo pensiero da parte della cultura laica-radicale. Ricordare Bruno è un dovere di ogni persona intelligente, ma dovere è anche la critica di un pensiero, che, a essere obiettivi, non ha costituito una pietra miliare nella storia delle idee. In sintesi: molta passione e poca critica nei cultori dell’anniversario. E questo non è un vero omaggio a Bruno, perché la critica è giudizio, giudizio è pensiero e il miglior omaggio a un pensiero è un altro pensiero, che abbia contenuto di sereno giudizio e, quindi, di critica. In questo ambito ritengo che non debba essere dimenticato, come sin qui è accaduto – e perciò il mio è intervento non tardivo ma di sussidiarietà – il giudizio di Ioan Couliano, che in Eros e magia nel Rinascimento, così si esprime: « Al suo massimo grado di sviluppo, raggiunto nell’opera di Giordano Bruno, la magia è un metodo di controllo dell’individuo e delle masse basato su una profonda conoscenza delle pulsioni erotiche individuali e collettive. Vi si può riconoscere non solo il lontano progenitore della psicoanalisi, ma anche quello della psicosociologia applicata e della psicologia di massa…Per un curioso errore di ottica, in Giordano Bruno si è visto l’araldo del futuro, dell’Europa framassonica e liberale, quando invece questo monaco napoletano sfratato fu ovunque uno degli ultimi accaniti difensori della cultura dell’età fantastica». L’interesse di questo giudizio va oltre Bruno, coinvolge per contrapposizione Galileo e le origini della scienza moderna. Bruno rappresenta il Rinascimento, il cui lascito ineguagliabile e irripetibile è nell’estetica e non nel pensiero e che secondo Iouliano ci aiuta a capire non la scienza e nemmeno la filosofia, ma i partiti, la pubblicità, la moda, i mass-media, i nuovi maghi, che fanno leva sullo stesso substrato: l’erotismo, non nella sua veste platonica, ma in quella che si riveste (ma sarebbe il caso di dire “si sveste”) sempre più di sessualità. In mezzo a tante esaltazioni e scuse, inutili e perciò inaccettabili, resta una domanda: chi si ricorderebbe di Giordano Bruno se non fosse stato incenerito? Non solo è criminale uccidere un uomo solo perché pensa, ma è anche stupido, perché si finisce per esaltarne il pensiero al di là dei suoi meriti.