Dove recluta i suoi più alti funzionari il Ministero delle Finanze? O meglio: chi fa carriera all’Eur, dopo che Visco ha “pulito” il suo ministero prediletto e ha invitato i dirigenti non allineati a levare il disturbo? Vi fu un tempo, anche molto recente, in cui al vertice dell’Amministrazione finanziaria c’erano uomini più sensibili al fenomeno economico che non a quello giuridico. Faccio un esempio: se in tema di dichiarazione del reddito imponibile si bada alla sua massimizzazione e si ha sensibilità economica, si darà preminenza al risultato finale con senso pragmatico, seguendo la regola che se vuoi avere il secchio di latte tutti i giorni non devi spaventare la mucca, anzi, seguendo i suggerimenti di certi etologi, devi diffondere nella stalla musica di Mozart; se, invece, ciò che conta è demonizzare e perseguitare il contribuente, allora gli devi suonare il “Bolero” di Ravel, che, come è noto, è un sabba di demoni ed evoca gironi danteschi. Ma per ottenere certi risultati servono innanzi tutto suonatori preparati per tale musica. Se si legge la circolare n. 154/E del 4 agosto si hanno tre impressioni:

  • · al Ministero delle Finanze dominano ormai penalisti (che siano arrivati anche lì i PM?), che, avendo in odio la distinzione tra dolo specifico e dolo generico, hanno ritenuto più semplice abolirla, anzi generalizzarla nel “tutto è dolo”. D’altra parte, è risaputo che il PM-tipo ha in odio il bilancio. In Italia non vai in galera per aver ammazzato qualcuno, ma per aver sbagliato a fare un bilancio. D’altra parte è anche giusto. Sembrano dire questi nemici del bilancio: cari italiani, vi siete assegnati per secoli il merito di aver inventato la ragioneria? Ebbene, guai a voi se sbagliate anche solo le virgole! Sembra di sentire Brenno: Vae victis! Perché questo è il senso della circolare 154: sbagliare un’appostazione di bilancio, ancorché senza fini di evasione, espone a questo rischio;
  • · Visco ha lasciato il ministero delle finanze a un erede molto fedele. È il solito massimalismo di sinistra;
  • · se si deve propinare agli italiani una broda indigesta, farlo in agosto, mentre sono al mare e ai monti, perché ha più probabilità di passare inosservata.

Non sanno i “vacanzieri”, partiti tranquilli che in agosto possono anche non pagare le imposte, che sotto l’ombrellone, anziché l’esattore potrebbero trovare due nerboruti finanzieri, che, senza tanti complimenti, sollevano la sdraio con il personale contenuto e la depositano sul cellulare pronto come un’autolettiga davanti al bagno “Italia”. Caro contribuente, te la sei cercata nella cabina elettorale la tua fortuna. Il destino si scrive con un segno di croce! Non c’è bisogno di ammazzare Cesare.