Diciamocelo con franchezza: vedere l’immagine del sindaco di Roma, abito fumo di Londra, scarpe alte in scamosciato testa-di-moro di Nairobi (Brummel-Agnelli docet), fascia tricolore d’Italia a bandoliera, incastonato tra due rutilanti corazzieri del Campidoglio, che la Regina d’Inghilterra se li sogna, ti spiega, più di tanti trattati sociopolitici di Alberoni, perché i romani lo abbiano scelto e lo amino come “…er mejo sindaco”. È una motivazione estetica e i romani all’estetica ci tengono! Potete fregargli il Colosseo di notte con la carriola. Passi! Ma Rutelli non si tocca, nemmeno con un fiore. Forse, ti spiega anche perché l’Amministrazione S.P.Q.R. gli abbia dato in un lampo la concessione di farsi una tomba al Verano, bruciando i tempi burocratici, che a Roma sono più sacri dell’Altare della Patria e del Vaticano riuniti, almeno stando al “colpo giornalistico” (scoop…sorry) del “Giornale”, quel quotidiano che la sinistra accusa di parzialità, berlusconismo e livore verso la “Repubblica” (il giornale, non l’Italia, di cui non le frega più di tanto). Chi non è romano non può capire, bisogna riconoscerlo. Però nella città, che è nata da un litigio tra Caino e Abele (Romolo e Remo sono solo due appellativi dei primi due: come a dire Caino detto il Romolo e Abele detto il Remo) e che ha saputo far risorgere l’ammazzato Abele il Buono sull’altra sponda del biondo Tevere (“…mazza quant’è sporco ‘l biondo!”) certe cose sono, invece, comprensibilissime, anche se contraddittorie a noi che siamo “…romani non de Roma” (gli italiani sono tutti un po’ romani, ma solo un po’, persino Bossi, ma meno di un po’) e cioè: il Rutelli non intende costruire un sepolcro per sé, ma per tenerlo “a disposizione”. Non so se per imitare Giuseppe d’Arimatea (con tanti amici nel centro-sinistra, non si sa mai che qualcuno tiri le cuoia) o per andare a ispirarsi come suggeriva “il rosso di pel”, che predicava in poesia, ma nella pratica, tra un requiescant e l’altro, alle tombe preferiva le alcove, perché lui, il Rutelli, lì mai ci metterebbe piede. Innanzi tutto, può mai morire un sindaco di città eterna? E se proprio anche a lui dovesse capitare, è sull’Appia antica che avrebbe diritto a una sepoltura, come i grandi della Roma imperiale (quella dei Cesari, non di Mussolini, poveraccio, che nonostante il suo straripante romanesimo, rimase sempre solo un romagnolo, che aveva il senso dello stadio e non della tomba). Se Parigi val bene una messa, Roma, fatte le proporzioni, vale almeno un Giubileo e una tomba… purché vuoti, così sono contenti tutti, papalini al di là e radical-chic al di qua della cloaca tiberina.