Per misericordiosa concessione dell’Onnipotente, l’ectoplasma del marito ha potuto assistere, seppur defilato e silente, a una cena della sora Maria (de Roma) ed ecco la sua cronaca.

C’erano tutti, bianchi, rossi e verdi, in paritetica mescolanza. Anche le mogli, mezze o totalmente nude; tanto, per il mestiere che fanno, le mutande sarebbero solo d’ingombro. Gli uomini fingevano di parlare di politica, dimostrando di non capirne un’acca, ma non ce n’era bisogno, tanto la prova la danno quotidianamente in parlamento. Le lorsignore, invece, discettavano di gioiellieri, di parrucchieri, di sarti, di chirurghi estetici, capaci di miracoli, come tirar le caviglie molto in alto, il che è più sicuro, perché se cadono…cadono in piedi.

L’anfitriona, girava tra i tavoli per raccogliere pettegolezzi da infilare nella sua collana e lì, tra una puttanata e l’altra, si fanno i destini di un’Italietta, che ti vien voglia di arruolarti nell’esercito svizzero o in quello della salvezza. Non c’è rischio: la Svizzera vive in pace e la salvezza è più vana della speranza.

A fine pasto mi sono allontanato dopo l’ultimo ospite. Nel grande salone dei ricevimenti rimanevano solo i resti di una crapula carnascialesca mescolati a dentiere spezzate.

Avessi immaginato dove finivano i miei soldi, pensa il fu marito, avrei diseredato la Marietta, prima di andare in Paradiso con gli angiolilli (pardon: con gli angioletti).

 

 

Pietro Bonazza