Il tormentone agostano dei giornalisti commentatori di politica è stata la domanda: ma Tremonti aderirà alla Lega, si candiderà a sindaco di Milano o a governatore della Lombardia, o fonderà un partito? Sponsor il già brillantinato socialista De Michelis, memore dei trascorsi del “giulietto” nazionale, che simpatizzava per il socialista Reviglio, poi passato attraverso l’amletico Segni iunior e stabulato nel gregge di Berlusconi, ma con solidi legami con la Lega, suo ultimo ma non strenuo difensore, nonostante i precedenti ripetuti proclami dei leghisti: “Tremonti non si tocca”. Cosa avete capito? Forse non era un avvertimento agli amici-nemici forzisti a non buttare a mare il ministro dell’economia, ma la constatazione che Tremonti, non superstizioso, non si stava toccando!

Quindi, Tremonti è stato giubilato, sostituito con un burocrate e pare che il Ministero delleconomia non stia peggiorando. D’altra parte, chi è indispensabile oggi, con tanti brocchi, che Caligola proclamò senatores?

Ma allora, la domanda più tormentata: Tremonti fonderà un suo partito? Non si può escludere, visto che il diretto interessato sta abbottonato nella sua casacca e fa bene, perché a continuare a cambiarla si gualcirebbe e un montanaro, specie se valtellinese, non è un consumista! Ebbene, io penso, anzi cartesianamente cogito, che Tremonti non farà l’errore di Di Pietro. Tremonti è come un naufrago circondato da ciambelle di salvataggio: non tornerà a riva nuotando a mano libera col rischio di affogare, ma sceglierà il salvagente più inaffondabile. Vedrete che tornerà aggrappato a quello del cavaliere, se questo rivincerà le elezioni. Se no, cambierà ciambella, ma prima dovrebbe cambiare faccia e modi, perché l’uomo, che ha dimostrato di avere un carattere ruvido, non è certo che sarebbe giudicato un porta-voti. Rischia di rimanere al largo! Perché oggi, a uno che bussa alla porta, un partito apre, non se è un intelligentone, ma se ha una dote di schede sicure.

 

Pietro Bonazza