· L’evasione è un po’ come il contrabbando, che aumenta se aumenta il prezzo delle sigarette in tabaccheria. Allora che si fa? Si chiude un occhio, contrabbandando l’impotenza per benevolenza.

· L’erosione è effetto di legge e la legge non può contraddire se stessa, quindi, bisogna tenersela.

· L’elusione è frutto della fantasia e dell’intelligenza dei contribuenti e dei loro consulenti, che ne inventano di ogni tipo per pagare meno tasse.

Questo, di grazia, non si può proprio sopportare. Va contro l’identikit del suddito buono e fedele; è contro lo spirito di pecora, che deve farsi tosare fino alle cuoia e belare contenta. No, l’elusione proprio è insopportabile: è antidemocratica; anzi, è vile, perché è rivolta contro uno stato impotente e imbecille e questo non è ammesso. Il Ministero ragiona così e con lui lo stuolo dei consiglieri interni ed esterni, che poi vanno per convegni, telefischi e telecanti a catoneggiare contro questo e contro quello. Forse non mi sono spiegato bene: io sono un estimatore dell’elusione, forse perché, privo di fantasia, non ne sono capace e, quindi, sono invidioso. Però mi pare che l’elusione, sia stata eccessivamente demonizzata da tutti i governi europei, perché tutti afflitti dalla stessa malattia contagiosa della statolatria e dell’autoritarismo dei poteri centrali. Cosicché si è riusciti a realizzare il sogno di ogni Amministrazione finanziaria: avere una norma generale sull’antielusione, che si traduca brutalmente in questo adagio: tu contribuente devi scegliere tra i vari contratti possibili quello che a me rende la tassa più elevata; sei libero di fare ciò che vuoi, ma se io riterrò che il tuo comportamento non rientri nelle mie discrezionali valutazioni a posteriori, ti punirò severamente. Come a dire: tu cittadino hai l’obbligo primario di essere un cretino, la democrazia viene dopo. No! Io dico che la democrazia viene prima e che se lo stato è democratico, il signor Fisco non è sulla collina con il vantaggio di sparare sul contribuente, che sta ai piedi, ma è sullo stesso piano, in un duello leale all’alba dietro il Convento delle Carmelitane, come facevano Cyrano e D’Artagnan. Ciò comporta, in tema di elusione, che un elenco, magari da aggiornare giorno per giorno, di atti da ritenere elusivi, costituisce il massimo concedibile a un’amministrazione finanziaria e un limite invalicabile, mentre deve essere rigettata, come contraria a ogni elementare principio di democrazia, una norma generale che dia al Fisco poteri discrezionali. In definitiva, c’è un solo modo per sconfiggere l’elusione: rendere efficiente, snella e onesta l’Amministrazione finanziaria, perché nella discrezionalità del potere si attuerebbe, invece, il più pericoloso giolittismo: la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici. Oltretutto, non si deve mai dimenticare che in dubio, il contribuente non fa niente, cioè non fa né il contratto A, che sconta 10 di imposta, né il contratto B, che ne sconta 5. Fare niente vuol dire, in non pochi casi, fermare lo sviluppo del paese. Facciamo un esempio. La scissione, operazione per cui, come in una mitosi (una specie di spin-off societario), da una società se ne fanno due, è riguardata con sospetto da Tribunale dell’Inquisizione da quando è stata introdotta nel nostro ordinamento. Capita spesso, nel dinamismo della riorganizzazione societaria, che è fenomeno in atto su scala mondiale, in cui sta dilagando anche l’outsourcing, che si intenda separare la proprietà degli immobili da quella del resto dell’azienda, tanto più in un epoca, che vede la smaterializzazione della proprietà, anzi, il suo superamento, come proclamano gli osservatori di una inarrestabile sostituzione della società di servizi alla società di produzione di beni materiali. Ebbene, ciò si può fare solo se sussistono “valide ragioni economiche”. Chi lo dice? Il “Comitato per l’interpello” con parere 23 marzo 1999, n. 4, ha affermato che se la scissione del contesto immobiliare può provocare una riduzione del reddito, mancano “le valide ragioni economiche”. Fa niente se la somma dei redditi delle due società può superare l’unico precedente. Per il Ministero in economia non si applicherebbe il principio olistico, perché è fermo all’idea che se tagli un diamante da 50 carati in due da 25, la somma dei due valori è inferiore. Ma chi dice che alla scissione non si applica il principio olistico? Non è che il Ministero delle entrate stia facendo un dispetto a sé stesso? Un suggerimento ai contribuenti: non progettate nulla, non fate nulla, non interpellate nessuno. Sedetevi tranquilli, abbandonatevi al nirvana, datevi al buddismo e se non vi piace datevi all’ippica. Non fate dispetto alle mogli, perché il ministero le protegge. Piuttosto andate sui marciapiedi o andate a farvi benedire. Ne avete bisogno. Ne avete diritto.