Si dice che una rondine non fa primavera, ma a vederla fa sempre letizia; nel nostro caso fa “correlazione”. L’elusione è diventata il feticcio della nostra mala epoca fiscale. Per il Fisco, incapace di scovare le evasioni, è essenziale vedere elusioni ovunque. Ogni operazione è sospetta di elusione. Viviamo in un perenne tardo meriggio, quando anche un filo d’erba getta la sua ombra. Importante è punire l’intelligenza umana, che l’Amministrazione finanziaria, il “Grande Fratello Fisco”, capace di far sentire Abele persino Caino, non sopporta. Tra due tipi di contratto, che raggiungono lo stesso obiettivo, devi scegliere quello fiscalmente più oneroso, perché lo Stato, in una visione che nemmeno Hegel avrebbe accettato, deve essere al di sopra di tutto, come una divinità, che non accetta un comportamento antropologico di libertà. Ma anche la dea Kalì ha i suoi momenti di distrazione e allora si spiega perché il prof. Franco Batistoni Ferrara, uno studioso serio di diritto tributario, abbia strappato come relatore commissario al “Comitato consultivo per l’applicazione delle norme antielusive” il parere 1/2001, di cui è probabilmente anche estensore. Leggere il documento riconcilia, almeno per un attimo, con l’attesa di una intelligenza tributaria, mai sopita nonostante le quotidiane delusioni di circolari, istruzioni, risoluzioni, teleconferenze e sentenze, che sono i bracci secolari del “Grande Fratello Fisco”. Il parere in questione doveva rispondere se le spese di ospitalità sostenute da una impresa per clienti che in una fiera mercato avrebbero poi acquistato i beni esposti dalla stessa rientri la le spese di rappresentanza o di pubblicità. Si noti e si tratta di precisazione di non poco conto: non le spese per lo stand, ma quelle per attirare i clienti, pagandogli l’albergo. Il parere, dopo 17 “premesso che” e 13 “ritenuto che”, esposti in modo martellante come un bolero di Ravel e per la logica stringente impeditivi di ogni opinione contraria, ha concluso che quelle spese sono interamente deducibili e non perché siano di “pubblicità” piuttosto che di “rappresentanza”, ma perché sic et simpliciter correlate ai ricavi. Ringrazio il prof. Batistoni Ferrara, perché, facendo vincere la “correlazione”, involontariamente, ha dato conferma e interessanti spunti di collegamento al lettore del testo della mia conferenza pubblicata nella sezione “Convegni e saggi” con titolo “Inerenza, competenza e correlazione nella determinazione del reddito imponibile. Casi e riferimenti concreti” del 23.2.2001 e alle “Norme 127 e 143” dell’A.D.C. di Milano, pubblicate nella stessa sezione assieme al “parere 1/2001” per consentire agli amici del “dialogo” di collegare i quattro documenti in una analisi panoramica della materia.