D’accordo, non è di Shakespeare, però è pur sempre un dubbio amletico. Non trovate? A noi “buoni cristiani” (sono stufo del “poveri diavoli”, cioè fessi due volte: perché poveri e, per soprammercato, anche diavoli) non importa alcunché delle fortune del rag. Colaninno Telecom e nemmeno del dott. Tronchetti Provera Pirelli. Siamo spettatori e attendiamo solo il momento di farci gratis una risata, che, almeno, vada in buon sangue. A farci ridere è, ancora una volta, una delle più antiche e blasonate authority: la Consob, che soffre il dubbio amletico del “chiacchierare o non chiacchierare?”. Stiamo ai fatti (sarebbe il caso di dire: agli atti). 1. A metà agosto un quotidiano, che spesso rompe le uova (quelle del paniere), insinua il dubbio che la Consob, abbottonatissima (not to chat) si sia addormentata su alcuni risvolti dell’Opa Telecom. Dopo alcuni giorni il portavoce della Consob precisa alla petulante gazzetta che il silenzio della Consob non significa inazione, perché l’Autorità è tenuta all’osservanza del segreto istruttorio. Come i francesi diciamo: chapeau! Sapere che c’è ancora chi rispetta il segreto istruttorio e non suona la “fuga di notizie”, come fosse una toccata di Bach, riempie l’anima di speranza sulla buona tenuta delle regole democratiche, il rispetto delle funzioni, la riservatezza, la privatezza (privacy, sorry), la certezza della mancanza di ebbrezza, la capacità di tenere il toro per la cavezza (che c’entra? mica è una “sbrodolata” di Petrolini! C’entra, c’entra, vedrete). 2. Vediamo. Passa meno di un mese e leggiamo che la Procura di Milano, su esposto della Pirelli, mette sotto inchiesta la Consob per “aggiotaggio e rivelazione di segreto d’ufficio” per aver diffuso a mezzo stampa la notizia di apertura di un’inchiesta di insider trading contro il gommista. In questa occasione: to chat. Gli atti si commentano da soli e il dubbio amletico resta, con il sollievo che non è cosa nostra, ma della Consob e che ognuno si gratti le sue croste. Non ci interessa nemmeno sapere chi avrà ragione, né conoscere la fine degli incartamenti. Non vogliamo correre il rischio di incartarci. Però è difficile trascurare un collegamento storico: sulla stampa si è letto che Colaninno è amico dei DS in generale e di D’Alema in particolare; Tronchetti, alle recenti elezioni di Confindustria, apparteneva alla corrente Callieri-Agnelli favorevole alla sinistra; Spaventa è Presidente della Consob per “impulso” dei DS. Viene il dubbio che abbiano cose in comune, ma i capitani d’industria e finanza riunite non toccateli sui soldi. Viene in mente una recente pubblicità di una famosa marca di orologi, che a una ninfa ubertosa fa dire con pronuncia da borborigmo: “toglietemi tutto, ma non il mio… portafogli”. Già! Ma se avessero chiesto a Einstein di definire l’imprenditore, il teorico della relatività avrebbe risposto: “quel che resta di lui, dopo avergli tolto il suo…portafogli”. c.v.d. (come volevasi dimostrare).