Il filosofo Anacleto Verrecchia interpreta il filosofo Richard Wagner

La casa  Editrice Clinamen di Firenze (www.clinamen.it) ha diffuso in questi  giorni il saggio postumo di Anacleto Verrecchia: “Il cantore filosofo. Scritti su Wagner”, di cui si può dire con Terenziano Mauro: “habent sua fata libelli”. L’archivio di uno scrittore prolifico e polimorfo come Verrecchia è una miniera  inesauribile e solo la moglie Silvana è riuscita a ritrovare il manoscritto destinato a prefazione di una biografia su Wagner, che poi Rizzoli non utilizzò. Meglio così, perché ci consente oggi di godere la conoscenza di un saggio, che sarebbe stato una diminutio come introduzione a biografia di altro autore con rischio di seguirne le sorti. Grande merito va anche al curatore Marco Lanterna, che, oltre all’introduzione, ha arricchito il saggio di note e preziosi richiami.

Nel saggio su Wagner, Verrecchia usa lo strumento collaudato del suo linguaggio asciutto, secco e diretto, ma versatile e a volte sulfureo, mai polemico, perché la sua cultura filosofica e letteraria lo porta a essere un giudice che cerca la verità profonda, spesso nascosta, in attesa di essere disvelata. E di Wagner, filosofo e poeta  più che musicista (il giudizio risale a Schopenhauer), Verrecchia non intende fare opera biografica, ma di analisi critica, impiegando, con la sua ben nota maestria e cura documentaristica, il metodo della contrapposizione soprattutto con Schopenhauer e Nietzsche. Il primo è il maestro, la cui lezione filosofica, all’opposto di quella idealistica della imperante trimurti Hegel, Fichte e Schelling, Wagner apprese in pieno rimanendovi sempre fedele con convinzione e condivisione. Anche Verrecchia, come Wagner, è schopenhauriano, quindi, in grado di capire nel profondo lo stesso spirito che alimenta il musicista di Lipsia e, analizzandolo con oggettività, lo porta a giudicarlo un filosofo di valore teso al recupero del mito del Nibelungo, che vorrebbe essere il substrato dell’anima germanica, in un tentativo di recupero della storia secondo una visione romantica, comune all’intento di altri paesi europei, Italia compresa. È il wille il cuore grande e sofferente della filosofia, che in Schopenhauer si traduce in “volontà di vivere o, meglio, sopravvivere”, mentre in Nietzsche è insana “volontà di potenza”, proclamata, ironia della sorte, da un impotente. Verrecchia, documentato autore della “Catastrofe di Nietzsche a Torino”, non può risparmiarsi, per amore di verità, giudizi critici sulla figura del baffuto filosofo tedesco, che non fu mai un campione di equilibrio psichico (fin da ragazzo) e ancor meno filosofico, amico di famiglia di Wagner, ma non sempre gradevole stando ai giudizi di Cosima Wagner. È difficile da spiegare la fortuna di Nietzsche, soprattutto in Italia, se non rilevando la fragilità di certe culture psuedofilosofiche italiane anche pervicacemente attuali. A ben vedere, senza illuminazioni devianti, Nietzsche è in realtà un “filosofo di periferia”, per non dire un tanghero, un’ocarina a confronto col violino Schopenhauer e il pianoforte Wagner. Nell’orchestra della filosofia non c’è posto per tutti i suonatori!

Ma non è tutto, perché Verrecchia affronta anche il difficile tema del presunto antisemitismo di Wagner, che riscatta facendo emergere la verità nascosta dietro le apparenze e affidando ai giudizi di ebrei la sostanziale differenza tra antisemitismo politico e giudizio critico verso un mondo culturale piuttosto arrogante sul piano estetico. Cade così anche ogni ipotesi grossolana e infondata di un Wagner profeta del nazismo; vero è che lo stesso Hitler vietò la rappresentazione del Parsifal. La tragica deriva nazista non poteva vantare geni nel pensiero di Wagner, il cantore del Nibelungo: mito che alimenta la filosofia e l’arte, non la perversa politica.

Il lettore degli scritti di Verrecchia,  che abbia attenzione per il bello scrivere e il rispetto della verità, dopo la lettura di questo pregevole saggio, resta in attesa di altre pubblicazioni postume, ben sapendo che nei cassetti dello scrittore giacciono inediti meritevoli di diffusione, anche se la loro confezione è opera faticosa, mancando il tocco finale del suo instancabile autore.

 Der Philosoph Anacleto Verrecchia spielt den Philosophen Richard Wagner

Der Verlag Clinamen von Florenz (www.clinamen.it) veröffentlicht in diesen Tagen den posthumen Essay von Anacleto Verrecchia: “Der Kantor Philosoph. Schriften von Wagner.”, von denen eine mit Terentianus sagen kann: “habent sua fata libelli“. Das Archiv eines überaus produktiver und polymorphen Autor als Verrecchia, ist eine unerschöpfliche Quelle und nur die Frau Silvana hat das Manuskript, beabsichtigt an der Vorwort einer Biographie von Wagner, gefunden, dass der Rizzoli es nicht genutzt hat. Besser so, weil wir heute das Wissen eines Weisen genießen können, dass es eine diminutio wäre als Einführung in die Biografie eines anderen Autors mit Gefahr die Geschicke sein zu folgen. Große Vorzug geht auch an Marco Laterne Kurator, der neben der Einführung, die Essay Notizen und wertvolle Hinweise bereichert hat.

In seinem Aufsatz über Wagner, Verrecchia verwendet das bewährte Werkzeug seiner trockenen, kürzen und unkomplizierten Sprache, aber dennoch vielseitig und manchmal schweflige, nie polemisch, weil seine philosophische und literarische Kultur führt ihn ein Richter zu sein, der die tiefere Wahrheit sucht, oft versteckt, in Erwartung enthüllt werden. Und von Wagner, Philosoph und Dichter mehr als Musiker ( das Urteil geht zurück auf Schopenhauer), Verrecchia beabsichtigt nicht, die biographische Arbeit zu tun, aber für die kritische Analyse, unter Verwendung, mit seinem bekannten Geschick und Sorgfalt Dokumentation, die Methode der Opposition vor allem mit Schopenhauer und Nietzsche. Der erste ist der Meister, dessen philosophische Lehre, im Gegenteil von dem vorherrschenden idealistischen Triade Hegel, Fichte und Schelling, Wagner lernte völlig treu und blieb mit Überzeugung und des Teilens. Auch Verrecchia, wie Wagner, schopenhauriano ist daher, in der Lage tief im gleichen Geist zu verstehen, dass Kraftstoffe der Leipziger Musiker, und objektiv zu analysieren, führt ihn ein Philosoph der angespannten Wert auf die Erholung des Mythos Erholung des Nibelungen zu urteilen, dass die germanische Seele Substrat sein würde, in einem Versuch, die Geschichte nach einem romantischen Vision, gemeinsame Anliegen zu anderen europäischen Ländern, darunter Italien zu erholen. Es ist der wille die große und leidend Herz der Philosophie, die Schopenhauer in “Wille zu leben, oder eher überleben” übersetzt, während in Nietzsche verrückt “Wille zur Macht” ist, verkündet, ironischerweise von einem machtlos. Verrecchia, dokumentiert Autor von “Catastrophe von Nietzsche in Turin“, kann sich nicht retten, im Interesse der Wahrheit, kritische Urteile über die Figur des schnurrbärtigen deutschen Philosophen, der nie ein Meister der geistigen Gleichgewicht war (als Junge), und noch weniger philosophisch, ein Freund der Familie Wagner, aber nicht immer angenehm nach den Urteilen von Cosima Wagner. Es ist schwierig, das Vermögen von Nietzsche, vor allem in Italien, zu erklären, wenn keine Anerkennung der Fragilität bestimmter italienischer psuedofilosofiche auch hartnäckig Kulturen. Bei näherer Betrachtung, ohne abweichenden Illuminationen, ist Nietzsche eigentlich ein “Philosoph der Peripherie”, um nicht ein Flegel, ein Ocarina zu sagen, verglichen mit Schopenhauer Violine und Klavier Wagner. In dem Orchester der Philosophie gibt es keinen Platz für alle Spieler!
Aber das ist nicht alles, denn Verrecchia befasst sich auch die schwierige Frage des angeblichen Antisemitismus Wagner, der die Wahrheit hinter den Erscheinungen herauszubringen einlöst, und betrauen auf die Urteile der Juden der wesentliche Unterschied zwischen dem politischen und kritischen Urteil Antisemitismus zu einer Kulturwelt eher arrogant auf ästhetischen Niveau. Damit entfällt mit noch alle groben und unbegründeten Annahmen Wagner, ein Prophet des Nazismus; Es ist wahr, dass Hitler selbst die Darstellung des Parsifal verbot. Das tragische Ergebnis Nazi konnte nicht rühmen von Genen in dem Gedanken an Wagner, der Kantor des Nibelungen: Mythos, dass die Philosophie und die Kunst speist, nicht die verkehrte Politik.
Der Leser der Schriften von Verrecchia, die Aufmerksamkeit für die schöne Schrift und Respekt für die Wahrheit hat, nach diesen bemerkenswerten Essay liest, wartet auf andere posthume Veröffentlichungen, dass in den Schubladen des Schriftstellers liegen würdig Verbreitung, nicht veröffentlichten, auch wenn ihre Verpackung ist ermüdend Arbeit, den letzten Schliff seines unermüdlichen Autor fehlt.