La tesi di Hegel che la filosofia si identifica con la storia stessa della filosofia può essere condivisa solo se si tiene conto che per il filosofo tedesco il pensiero, quindi lo spirito, è dinamico, in continua evoluzione e, se ne condividiamo il sotteso ottimismo, che il progresso è di tipo cumulativo, quindi in continuo accrescimento. Purtroppo non è così: le barbarie del XX secolo ne sono prova. Se ci limitiamo all’insegnamento della filosofia, osserviamo che la tesi di Hegel è stata persino stravolta fino a ridurre il processo dinamico dello spirito a una sterile fatica inventariale. Allora, ha ragione lo Schopenhauer del libello “Sulla filosofia da università”.
La filosofia è puro pensiero o, meglio, è lo sviluppo di un proprio pensiero originale.
Pascal, filosofo asistematico, ha scritto affermazioni luminose nella dinamica del proprio pensiero. Cito, per esempio: «Beffarsi della filosofia è filosofare davvero» e il famoso concetto che può considerarsi la sintesi del suo pensiero: «L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo. Ma quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di chi lo uccide, dal momento che egli sa di morire e conosce la superioorità che l’universo ha su di lui; l’universo non sa nulla. Tutta la nostra dignità sta dunque nel pensiero. E’ in virtù di esso che dobbiamo elevarci, e non nello spazio e nella durata che non sapremmo riempire. Lavoriamo dunque a ben pensare: ecco il principio della morale».
Anche Benedetto Croce in “Etica e politica” esprime un giudizio severo nell’incipit del cap. XLV: «Aborro il cattivo filosofo, presuntuoso o dilettante: presuntuoso nel trattare in modo facile le cose difficili, dilettante nelle cose sacre. Ma amo assai il non-filosofo, l’incommosso, l’indifferente alle dispute e distinzioni e dialettiche filosofiche, che possiede la verità in pochi e semplici principi, in limpide sentenze, guide sicure al suo giudicare e al suo operare: l’uomo del buon senso e della saggezza».
Riportiamoci alla distinzione tra essere ed esistere, tra essenza ed esistenza, tra pensiero e azione. Ma è
corretto?
Se è vero che la mente umana, al di fuori di casi patologici da cervello piatto, non può non pensare continuamente: esistere e pensare, quindi essere, sono un tutt’uno. Forse questo spiega, almeno in parte, il lapidario e caustico giudizio di Schopenhauer che a leggere i libri degli altri si finisce per pensare con la testa degli altri (ovviamente esclusi i suoi!) (A. Schopenhauer, “L’arte di insultare” a cura di Franco Volpi, Milano, 1999, pag, 93).

I neuroscienziati alla Crick, che pure ha il merito di aver inventato il Dna, pretendono di dimostrare che il pensiero è il risultato di un’attività biochimica cerebrale. Ma, allora, pensare ciò è un “pensiero sul pensiero”, cioè un circolo vizioso o infinito ben diverso dall’aristotelico “pensiero di pensiero”.

La filosofia è libertà di pensiero e pensiero in libertà.