L’Italia è il paese più duale del mondo. Il 2 è il suo numero naturale. Coppi e Bartali. Destra e sinistra. Papa e Re. Berlusconi e Veltroni. Milan e Inter. Roma e Lazio. Ma prima ancora Romolo e Remo. Giano bifronte. Scilla e Cariddi. Una chiappa su una sedia e l’altra su un’altra cadrèga. Portafoglio a destra e cuore a sinistra. Ma tutto questo purché non costi nulla. Se no, va bene tutto; altro che duale…il plurale fino al tutto e al suo contrario alla massima potenza.

È il trionfo della commedia dell’arte con Arlecchino servitore di due padroni, purché… sè magna.

Siamo il paese culla del diritto, ma il più antigiuridico del mondo. Montesquieu con la sua teoria della divisione dei poteri! Chi era costui? Chi se ne frega di costui? I giudici vogliono farsi le leggi (se no, sciopero ti colga!); i legislatori vogliono fare i giudici (ecco le Commissioni parlamentari); l’esecutivo ormai fa il legislatore a suon di decreti e di deleghe.

Persino gli studiosi di diritto sono divisi: garantisti e colpevolisti, giuspositivisti da una parte e giusnaturalisti dall’altra. E nessuno si ricorda della “Lettera ai Romani”, in cui Paolo afferma: “…il peccato non può essere imputato quando manca la legge.” Che il diritto romano già conosceva con un brocardo fondamentale: “ nulla poena, sine lege.”

Pietro Bonazza