La sentenza del Giudice dell’Udienza Preliminare di Milano, che, dopo quattro mesi, ha prosciolto Berlusconi nel giudizio per il lodo Mondadori, ha fatto gridare al compiaciuto avvocato Pecorella: « c’è un giudice a Berlino », modo di dire che rischia di tornare di moda, soprattutto se il giudice di Berlino non si è trovato a Milano per una breve vacanza. Forse Pecorella voleva dire: « c’è un giudice a Milano », ma il fair play o un esplodente ricordo culturale gli ha fatto preferire la Prussia. L’origine è incerta, ma a puntualizzarla è François Andrieux nel suo poemetto Le mounier de Sans-Souci, che sperava nelle sentenze dei giudici di Federico II. Però, a voler essere precisi, se si constata che nella seconda metà del XVIII secolo il diritto tedesco era in pratica ancora il diritto romano di codificazione giustinianea, si sarebbe potuto meglio dire: « C’è un giudice a Roma o a Costantinopoli.» Ancora: se si pensa, con Heinrich Mitteis, che dopo la riforma del re prussiano si riteneva che vi fossero più elementi germanici nel codice civile francese che in quello tedesco, si sarebbe potuto dire: « C’è un giudice a Parigi.» Ancora: se si constata che l’epoca di Federico II coincide con la vita del meneghino Cesare Beccaria, si sarebbe potuto meglio dire: « C’è un giudice a Milano.» Appunto!.

 

Fonte: A. Selvatici, “«Per favore, alzatevi». E il Pm sbianca”, in “il Giornale”, 20.6.2000, pag.2.