D.  Cosa serve per vangare?

R.   Una vanga, è ovvio.

D.  E per avvitare?

R.   Un cacciavite, no?

D.  E per pensare?

R.   Un pensiero, ci vuole!

D.  Ma, così pensando, non è che si riduca il pensiero a un cacciavite?

R.  Beh, in un certo senso sì! Ma ci sono dei precedenti illustri. Prima ci provò Berkeley, poi si impegnò Gentile fino al limite estremo dell’attualismo. C’è poi da considerare che dipende da chi usa il cacciavite, che non può certo essere l’attrezzo stesso.

D.  Cioè uno che pensa, prima pensa di voler pensare?

R. Ma! A me riesce benissimo di pensare senza pensare di pensare. Però, se lo dicono i signori filosofi, posso anche crederci. Certo che è una fatica doppia: prima pensare di pensare e poi pensare! Sarò forse un superficiale, ma a me tutto quel gioco di parole sull’ “Io”, lascia un po’ perplesso. Esco in giardino e vedo fiori dai colori irriproducibili, li guardo e li annuso e penso poesie bellissime, che sembrano nascere tra i petali, mi rimandano alle gote delle mie figlie quando erano bambine, a mia moglie la prima volta che la vidi, a Dio quando mi parve di scorgerlo nel volto del buon vecchio prete del mio paese, alla pittura un po’ naïve sulla parete di una cappelletta corrosa dalla muffa ai margini di una cavedagna. Mi basta!

D.  Non le pare di essere un po’ scettico verso la filosofia?

R.  Può darsi! Può darsi persino che sia irrispettoso. Ma pensare di pensare mi pare un gioco linguistico di Wittgenstein. Se la filosofia è porsi domande, allora io non posso porre la domanda se penso di pensare, ma “perché” penso. Non il quando e il come, ma il perché. Pensare di pensare è come dare una risposta senza porre una domanda: un gioco inutile. Immagino quali strade avrebbe preso la filosofia se Cartesio invece di affermare (risposta senza previa domanda): “Penso, quindi sono”, si fosse posta la domanda “Perché penso?”.

D.  Sì, anche lei ha buone ragioni. Mi convince che il pensiero non sia un cacciavite e che pensare di pensare è semplicemente il pensiero, senza artificiosi sdoppiamenti.

R.   Mi scusi, ma ora mi sono stancato di pensare di pensare e penso di andare al bar a sorbirmi un buon espresso, amaro perché lo zucchero stimola troppo il pensiero. Vede, il pensiero è una gran bella invenzione, ma ha un difetto: pesa e fa inclinare la testa da un lato e così si finisce per vedere storto.