C’è chi dice che la Gioconda sia il ritratto di Monna Lisa Gherardini, chi di Pacifica Brandano, chi di Bianca Sforza, chi di Isabella d’Este, chi di Costanza d’Avalos. Fatica sprecata, perché la Gioconda non è nessuna donna nel reale: è un volto disumano, nel senso che non è umano e che solo la mente e il pennello di Leonardo possono aver creato. L’assoluto non è mai reale.

L’enigma, di cui si dice da secoli, non è, come comunemente si crede, nel sorriso, ma in tutto il volto. Nella realtà non può esistere. Non è donna bellissima, non attraente, secondo i nostri moderni canoni estetici, non sollecita sentimenti umani, è senza eros come lo possono essere gli Angeli. È un nulla che diventa tutto. È la pittura che rappresenta se stessa. È Leonardo che si fa insieme padre e madre per generare una figura irripetibile e irrazionale nella sua perfezione assoluta, che solo una raffinata metafisica può ammirare. È la donna che solo un Dio può pensare senza ricorrere alla costola di Adamo.