La sinistra, ma anche i relitti partitici della democrazia cristiana di un tempo, hanno ben poco da dire a livello programmatico. È naturale: loro il potere c’è l’hanno già. Come l’abbiano conquistato è noto, ma non bisogna andare tanto per il sottile, perché la democrazia è solo un grande circo equestre di clawn, equilibristi, contorsionisti, trapezisti, paracadutisti, domatori di belve più o meno drogate e di animali domestici, tutti assatanati di potere e dei soldi che la sua gestione rende. Quindi perché dovrebbero essere gli occupanti delle stanze dei bottoni a parlare? Loro devono solo chiedere, anzi pretendere la riconferma in nome dell’equa ripartizione: “uno a me, one to me, un a moi, uno a…mmia, eccetera”. Sono quelli che chiedono al popolo di sostituirli, che debbono parlare e proporre. Giusto! Infatti, Berlusconi parla: dalla casa delle vacanze, dal meeting di Rimini, da ogni palco o arengario. Considerando come hanno accoltellato il centrosinistra i suoi stessi adepti, viene in mente la figura di Antonio mentre arringa la folla dai rostri del Campidoglio davanti al corpo martoriato di Cesare. Marco Antonio non mi è mai stato simpatico e spero che il Cavaliere non lavori per assomigliargli troppo. Soprattutto non prometta cose impossibili, come un milione di posti di lavoro, o la riduzione delle tasse. A parte il fatto che nessun italiano, che non sia completamente rincretinito, non crede più a simili ipotesi, non si dimentichi che prima di trovare i posti di lavoro bisogna trovare chi ha voglia di lavorare e che il debito pubblico italiano ha sfondato in aprile i 2,5 milioni di miliardi, l’inflazione sta riprendendo e, quindi, gli interessi sul debito pubblico dovranno risalire e, ciò che è più grave, la società italiana è dissociata. Allora, come abbassare il debito? riducendo le spese pubbliche! Ma i nuovi arrivati avranno più fame di quelli eventualmente cacciati e questi hanno i “diritti acquisiti”. Attenti a non fare promesse non mantenibili e, in caso di successo, ricordarsi la lezione che viene dalla storia: il vincitore deve guardare alla pace sociale, ma per raggiungerla deve distribuire regali ai vinti, perché non siano troppo incolleriti, e ai propri adepti e alleati, perché hanno combattuto per la vittoria. Ma ci sono i soldi per accontentare tutti? Viene in mente la solita storiella del cuoco degli alpini al campo estivo: sergente ho trentatre motivi per non fare la polenta: primo mi manca la farina, secondo… Basta. Basta il primo motivo.