Nel vecchio Catechismo della Chiesa Cattolica si affermava “Dio è in ogni dove”. Cioè Dio è ubiquo. Premesso che ubiquità non è da confondere con un panteismo spinoziano, a prima vista non sembra  ma questo assioma comprende e ben rende la teoria della relatività, che afferma l’unità spazio-tempo e comunque fuori dalle sue dimostrazioni della fisica come distingue Ernst Cassirer in “Teoria della relatività di Einstein”. Se Dio è ubiquo significa che non ha bisogno di trasferirsi da un luogo a un altro e, quindi, non ha bisogno di tempo. Però l’affermazione è più chiara al negativo. Cioè: essendo ubiquo annulla anche lo spazio, perché gli toglie i limiti e senza limiti lo spazio non è più spazio. Quindi per il non-tempo si ha il non-spazio e viceversa.
Ma, allora, Einstein non ha inventato nulla? No. Einstein ha inventato una dimostrazione, così confermando l’aforisma n. 14 di Nietzsche in “Al di là del bene e del male”: « Oggi cinque o sei cervelli cominciano a rendersi conto che anche la fisica è soltanto un’interpretazione e una sistematizzazione del mondo; ma nella misura in cui essa si fonda sulla fede nei sensi, essa ha un valore superiore e a lungo andare ne dovrà avere anche di più, dovrà valere, cioè, come spiegazione ».

Pietro Bonazza