Forse e in apparenza, sarebbe piaciuto a Federico II di Prussia l’aforisma: potere è dovere. Sul piano logico-grammaticale: se è dovere, che potere è? Il potere è libertà di scelta ed esonero di resa del conto. Il dualismo tra diritto e dovere è responsabile di equivoci. Il dovere è dualista solo con potere. Infatti, sul piano politico-morale e soprattutto se si pensa a un regime costituzional democratico, freno e controllo del potere, prima che nei diritti dei sottoposti, dovrebbero essere affermati nel dovere dei governanti. Tu politico non devi render conto a me, che ho il diritto di conoscere come hai agito, ma devi sentire e deve essere scritto in una norma il dovere di renderlo il conto. I diritti, spesso, assumono un significato solo apparentemente positivo per chi ne gode: io ho diritto a un comportamento, perché altri non ha o non sente il dovere di farlo. In una Bibbia, stampata a Londra nel 1901, Libro Ecclesiaste, 5.9 (oggi il titolo è “Qohelet”) si legge “ Anche il re è sottoposto al campo ”, che in termini più espliciti significa che tutti, re compreso, abbiamo doveri verso la terra, per la nostra sopravvivenza. Per questo ho sempre sostenuto che il barbone è l’unico uomo veramente libero: non ha diritti, non ha doveri, quindi ha potere.